Ieri il ddl Boschi ha retto alla prima prova d’urto sulle pregiudiziali. Bocciate in un’unica votazione da 171 senatori e 8 astenuti (che al Senato valgono come voti contrari). Una maggioranza ampia che però potrebbe non esserci quando si voterà sull’articolo 2. Tra i corridoi di Palazzo Madama si vocifera che un accordo tra governo e minoranza Pd (vero ago della bilancia al Senato) verrà trovato lunedì in Direzione quando il premier aprirà alla modifica pensata dal vicepresidente dei senatori Pd Giorgio Tonini. Ovvero la creazione di un listino ad hoc alle regionali in cui vengano eletti i consiglieri-senatori. Il tutto senza però modificare l’articolo 2 sulla cui emendabilità deciderà Pietro Grasso. Il presidente del Senato, dicono i fedelissimi, è irritato per come è stata gestita tutta la matassa. E non vuole farsi tirare per la giacchetta, nè dalla minoranza nè dal governo.
Riforma Senato, si amplia la maggioranza
Intanto il premier cerca di puntellare la maggioranza al Senato con alcuni innesti dell’ultima ora. Tra questi anche alcuni azzurri come Domenico Auricchio che in un’intervista al Mattino ha confermato il suo voto a favore del ddl Boschi, senza però lasciare Forza Italia: “Voterò sì se fosse necessario, ma tradire Berlusconi sarebbe come tradire me stesso. Ci ho pensato, ho riflettuto molto, ma non posso abbandonare il partito, sono quarant’anni che faccio politica sempre dalla stessa parte e non voglio rinnegare la mia storia”.
Gli “acquisti” dell’ultim’ora si andranno ad aggiungere ai verdiniani, che ieri hanno mantenuto la promessa votando contro le pregiudiziali presentate dalle opposizione. Non ci saranno invece i tre voti degli esponenti di Fare, il soggetto politico del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che a Repubblica ha affermato di non aver siglato alcun patto con Renzi, “anzi, la riforma non ci piace, ma fare in modo che salti è da irresponsabili”. L’ex esponente leghista a Radio 24 ha poi fatto una confessione: “Renzi mi ha detto che potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di abolire il Senato”.
Riforma Senato, M5S attacca: “Deriva autoritaria”
Le opposizioni rimangono comunque sul piede di guerra. “L’Italicum e questa riforma ci portano in un sistema autoritario. Il Parlamento è sotto ricatto del governo” tuona il senatore M5S Gianluca Castaldi che in un’intervista al Corriere della Sera torna così sulla riforma del Senato e sottolinea: “È una situazione delicatissima. La minoranza ha l’ultima chance per dimostrare che fa sul serio”.