“Leggo di disponibilità a discutere modifiche delle norme sul Senato. Sarebbe davvero una buona cosa”. A tendere la mano al governo e al premier Matteo Renzi sul versante delle riforme e a cercare di ridurre la distanza tra il nuovo corso e la minoranza interna dissidente è Pier Luigi Bersani, predecessore di Renzi alla segreteria del PD. Che aggiunge, spiegando chiaramente il punto attorno al quale ruota tutta la questione: “La questione di fondo che è stata posta è semplice: bisogna che, in modo inequivocabile, siano i cittadini-elettori a decidere, e questo può solo essere affermato dentro l’articolo 2 del provvedimento”. Via al dialogo, dunque, ma a patto che “lo si faccia con chiarezza e semplicità. Con la consapevolezza, cioè, che ambiguità, tatticismo, giochi di parole, potrebbero solo aggravare una situazione già complicata”.
Riforme, trapela ottimismo
Fiducia trapela anche dalle parole del presidente del Senato Pietro Grasso, che è ottimista a proposito di un’intesa da raggiungere “anche in zona Cesarini”, pur non sbilanciandosi sull’ipotesi di modificabilità dell’art.2.
Positiva anche Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato: “Sono convinta che ci siano tutte le condizioni e la Direzione del Pd di lunedì è un passaggio importante, per arrivare a scrivere una buona riforma costituzionale e del Senato con una ampia condivisone nel mio partito, nella maggioranza e nell’aula di Palazzo Madama”.
A sottolineare la possibilità di un clima disteso sono anche i due capigruppo del PD. Secondo quello della Camera, Ettore Rosato, “Il Pd non può spaccarsi su un tecnicismo. Siamo aperti al confronto. A noi interessa dare all’Italia istituzioni più moderne tutte le soluzioni tecniche per noi sono buone”. Gli fa eco il presidente dei senatori dem Zanda: “La riforma verrà approvata e verrà approvata anche molto velocemente”. Ma avverte: “Escluso il comma 5, l’articolo 2 deve essere lasciato così come è perchè è stato approvato sia dalla Camera che dal Senato”.