Per il presidente del Senato Grasso la legge Severino “aveva un testo di partenza efficace” ma “a colpi di emendamenti, si è finiti con l’indebolire figure di reati e strumenti che dovrebbero servire ai magistrati per indagare”, e infatti “non è che con la nuova legge la corruzione sia diminuita, anzi”.
Intervistato dalla Stampa, il presidente del Senato Piero Grasso auspica che il parlamento approvi una buona legge. “Con quel che è accaduto e continua ad accadere – osserva infatti – l’opinione pubblica si aspetta una risposta seria, non un altro compromesso al ribasso. Stavolta non possiamo permetterci di sbagliare”.
A vent’anni da Tangentopoli “non solo la corruzione non è finita, ma ha assunto forme nuove che richiedono nuovi strumenti di legge per essere combattute”, rileva Grasso. “Il problema non sono più solo le tangenti, ma le consulenze, le intermediazioni, le cricche di amici degli amici che si associano con pezzi di partiti e concorrono insieme all’arricchimento personale e alla lotta politica”.
L’ex magistrato afferma che non c’è “nessuno scontro” con il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. “Mi ha subito chiamato e ci siamo chiariti. Forse non si aspettava una così forte amplificazione mediatica delle sue parole” racconta. “Gli ho spiegato che la mia proposta ha più di un anno e che ora c’è un testo unificato con gli alti ddl”.
Sui maggiori poteri richiesti da Cantone, l’Autorità “per funzionare dovrebbe avere poteri ispettivi, di controllo, di sostituzione, di punto di riferimento e di raccolta delle informazioni, di coordinamento e impulso alle indagini”, dichiara Grasso. “Se non ha la possibilità di vedere carte, chiedere documenti, interfacciarsi con i magistrati e le forze di polizia che fanno le inchieste, non vedo cosa potrebbe andarci a fare a Milano”