La parola chiave della direzione del Pd è compromesso. Infatti Renzi si presenta alla direzione del Pd con l’asso nella manica sul quale incassa l’approvazione si Bersani che a margine della riunione in cui la minoranza Pd si è comunque astenuta parla di “apertura significativa“. La proposta di Renzi è ribattezzata ‘lodo Tatarella‘. Di fatto la scelta dei senatori è affidata agli elettori ma la “designazione” formale spetta ai consigli regionali. Queste le parole del premier: “Quando parlo di Tatarella non alludo al metodo, ma al principio: nel ’95 c’era un meccanismo di designazione dei consiglieri regionali che non necessariamente corrispondeva alla elezione diretta. Vedo questa una possibile soluzione, non essendo innamorato dell’una o dell’altra scelta”.”Nel ’95 in Emilia Romagna designarono il candidato alla presidenza della Regione Bersani – spiega Renzi- quando divenne ministro gli elettori non furono di nuovo chiamati al voto, ma i consiglieri elessero La Forgia”.
Direzione Pd, Renzi vs Grasso
Più dure le parole del presidente del consiglio e segretario del Pd nei confronti del Presidente del Senato “Se Pietro Grasso dovesse aprire a modifiche al suddetto articolo si dovrebbero convocare Camera e Senato perché saremmo davanti a un fatto inedito” dice in prima battuta il premier Matteo Renzi. Poco dopo torna sulla sua frase e rettifica spiegando che il riferimento era ai gruppi parlamentari Pd di Camera e Senato”.
Al premier ha risposto indirettamente nel pomeriggio il diretto interessato. “In questi giorni si discute con toni anche molto accesi della revisione costituzionale, che riguarda il ruolo e la composizione del Senato, e la posizione delle Regioni nell’ordinamento, e dunque inciderà sulla forma di stato e sull’equilibrio dei poteri della Repubblica. Richiamo ancora una volta le parti politiche a non trattare la materia costituzionale come strumento di bassa politica, e invito ad anteporre l’interesse generale a quelli particolari e personali”afferma Grasso, intervenendo a palazzo Giustiniani alla presentazione del volume “Le costituzioni italiane. 1796-1848” . “Le regole della democrazia -ha aggiunto- qualificano la libertà di ciascuno di noi e vanno maneggiate con cura e cautela, misurando le parole e pensando alle future generazioni. Le regole, cari amici, non servono a garantire qualcuno oggi ma a proteggere tutti dagli abusi che potrebbero venire domani. Per questo -ha sottolineato Grasso- guardo con ottimismo ai positivi segnali di dialogo che si registrano nelle ultime ore, auspicando un consenso ampio che produca una riforma coerente e funzionale all’efficienza del sistema e al rafforzamento delle garanzie democratiche”. Infine una chiosa che pare un avvertimento a Renzi: “Vi sono limiti invalicabili che nessuna revisione può superare. Paradossalmente, anche una riforma della Costituzione può rivelarsi incostituzionale se viola quei valori immodificabili e supremi su cui la Carta si fonda:cioè se cessa di essere argine ad abusi di potere e garanzia del patto costituente che affida sempre al popolo prima e ultima parola”.
Bersani: non c’è più bisogno di Verdini
“Diciamo che cosi facciamo una bella e importante riduzione del danno, perché aumentiamo l’importanza del ruolo di garanzia del Senato e ridiamo lo scettro della scelta dei senatori al popolo. Non è ancora proprio tutto a posto, ma abbiamo fatto un bel passo avanti. E non c’è più bisogno di Verdini”. Lo afferma Pier Luigi Bersani, in un’ intervista a Repubblica, rispondendo alla domanda se dopo la proposta del segretario Renzi sul nuovo Senato ci sia ancora il rischio di deriva autoritaria. È il metodo Mattarella? “Se la proposta è quella che ho capito io, si può dire cosi”.
Gotor dopo direzione Pd: con elettività per noi va bene
“Se il principio elettivo è diventato di tutti e non solo una fisima della minoranza Pd, per noi va bene. Ma ci sono altri se che sono grandi come una casa”. Lo dice il senatore della sinistra dem Miguel Gotor nell’intervista a La Stampa. “Vogliamo capire se le parole di Renzi significano che i cittadini decidono chi sarà senatore e i consigli regionali ratificano la volontà popolare. Magari prevedendo delle sanzioni per i consigli che non si attenessero al voto” afferma, aggiungendo che “se c’è la volontà politica di non nominare i senatori e quindi di non trasformare la rappresentanza in un gregge, allora ci siamo”. Un gregge perchè “con l’Italicum sarebbe nominata la maggioranza deputati più tutti i senatori. Così i tre quarti della prossima rappresentanza verrebbero indicati dalle segreterie dei partiti”.
Violante: deciderà Grasso non la maggioranza
“L’applicazione del regolamento non può dipendere da nessuna maggioranza politica. Poi sarà Grasso a decidere”. Lo afferma l’ex presidente della Camera Luciano Violante, in un’intervista al Mattino, in riferimento alla decisione che il presidente del Senato dovrà prendere sulla riapertura o meno della discussione sull’articolo 2 del ddl costituzionale. L’apertura di Renzi sulla designazione dei senatori, rileva Violante, “è una soluzione molto vicina alle posizioni che sono state espresse dalla minoranza dem e da altri”, ora “le opposizioni chiedono che il principio vada posto all’articolo 2, ma questa soluzione aprirebbe la porta a migliaia di emendamenti che seppellirebbero nel ridicolo l’intero procedimento di riforma”. “La riforma costituzionale – aggiunge – deve essere approvata non per fare un favore a Renzi ma perché il protrarsi del problema costituzionale immetterebbe delle tossine velenose nell’ordinamento politico. Dunque c’è un gran bisogno di equilibrio e di un clima disteso”.
Grasso riduce i tempi di intervento, protestano le opposizioni
È in corso a palazzo Madama la discussione sul ddl riforme. Di fronte a 110 iscritti a parlare, il presidente del Senato Pietro Grasso, in apertura di seduta, ha deciso di armonizzare i tempi di intervento, riducendoli a dieci minuti ciascuno, allo scopo di rispettare il calendario fissato dalla conferenza dei capigruppo, che prevede entro domani la conclusione del dibattito. Immediate le proteste del Movimento 5 Stelle che ha denunciato la tagliola. Anche il leghista Roberto Calderoli ha polemizzato: “È giusto che il dibattito si svolga anche in questa sede -ha detto- ed è impossibile, come è accaduto, che il dibattito si svolga tutto in via del Nazareno, nelle direzioni del Pd. È una cosa inaccettabile”.
Minoranza Pd: “Ok a Renzi ma per ora confermati emendamenti”
La minoranza Pd, che si è riunita in queste ore, ha deciso di confermare gli emendamenti alle riforme pur valutando positivamente le parole di ieri in direzione del premier Matteo Renzi. Per i senatori della minoranza la soluzione migliore sarebbe la modifica del comma 2 dell’articolo 2 ma, se verrà sancito che i cittadini decidono chi mandare al nuovo Senato, allora un punto di accordo si può trovare attraverso il comma 5. “In Costituzione si fissa il principio, i dettagli in legge ordinaria”. Il presidente del Senato, Piero Grasso, deve ancora pronunciarsi sull’emendabilità e quindi, viene riferito da fonti della minoranza Pd, in questa fase si è deciso di ripresentare gli emendamenti al ddl Boschi.