Pensioni, flessibilità in arrivo per le donne
Prende quota l’ipotesi di un’uscita anticipata dal lavoro in cambio di una decurtazione dell’assegno
La toppa al blocco del turn over e alla ‘questione’ esodati generati dalla legge Fornero potrebbe essere peggiore del buco. Da un lato infatti la contestata riforma ha imposto un graduale rialzo dell’età pensionistica (che porterà nel 2019 ad un’equiparazione tra donne e uomini, sia nel settore privato sia nel pubblico, e per tutti sarà indispensabile raggiungere i 67 anni e 7 mesi per ottenere l’agognato assegno pensionistico), dall’altro la flessibilità che vorrebbe introdurre il governo, senza alterare la sostanza della riforma firmata Fornero, prevede la decurtazione del compenso in busta paga per chi voglia andare in pensione prima. Un nodo di Gordio quanto mai imbrigliato. Perché se è vero che la riforma delle pensioni, così come assicurato dal premier Matteo Renzi, si farà solo se si troverà il modo di non appesantire i conti pubblici (d’altronde il sistema pensionistico italiano è sempre sotto l’occhio vigile di Bruxelles), è anche innegabilmente vero che introdurre flessibilità comporterà comunque dei costi.
Estensione dell’opzione donna e ammortizzatore sociale per i lavoratori
La proposta di legge – già formalizzata in Parlamento – prevede una decurtazione del trattamento pensionistico pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età stabilita dalla legge Fornero (66 anni), per una penalizzazione massima del 10 per cento. Schema che andrebbe applicato sia alle donne che gli uomini che hanno perso il lavoro quando mancavano 2-3 anni alla pensione.
Sul tavolo delle proposte c’è anche la possibilità di estendere l’«opzione donna», introdotta nel 2004 come eccezione rispetto alla legge Maroni, fino al 2023. Tale opzione prevede l’opportunità per le lavoratrici di lasciare l’impiego a 57 anni e 3 mesi con 35 anni di contributi (un anno in più per le autonome), con un ricalcolo del trattamento economico sulla base del sistema contributivo che potrebbe portare a forti penalizzazioni (in alcuni casi -25/30 %).
Per non creare trattamenti sensibilmente diversificati, il Governo sembra stia valutando l’introduzione di prestito pensionistico per gli uomini che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione. In sostanza lo Stato anticiperebbe una parte dell’assegno pensionistico per poi decurtare la somma anticipata una volta raggiunti i requisiti per il trattamento previdenziale.
A questa misura potrebbe aggiungersi una ‘opzione uomo’, con le stesse condizioni proposte per le lavoratrici. In questo caso però varrebbe solo per i disoccupati.
Giovedì audizione di Padoan e Poletti
Intanto per Giovedì è prevista l’audizione dei ministri Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti a Montecitorio, nelle commissioni riunite Bilancio e Lavoro di Camera e Senato. Nell’incontro si farà il punto sulle risorse destinate alle misure di salvaguardia degli esodati.
Marianna D’Alessio