Il premier all’attacco dei talk show. Sembra un déjà vu e invece è la versione ‘democratica’ degli strali lanciati da un presidente del Consiglio all’indirizzo dei salotti politici televisivi. Un attacco in versione ‘dem’, si diceva, perché questa volta a criticare gli show non è Silvio Berlusconi, ma Matteo Renzi.
A detta del presidente i talk del martedì – Ballarò e Dimartedì – fanno meno ascolti della replica di “Rambo” (evidenza confermata dai dati Auditel), rei inoltre di fare un racconto “pigro e mediocre della realtà”. Affermazione pure condivisibile, se non fosse che l’assertore – il premier per l’appunto – è un assiduo frequentatore dei salotti televisivi. Innumerevoli le ospitate a Otto e Mezzo, Porta a Porta, a Virus e addirittura da Del Debbio a Quinta Colonna. Le uniche trasmissioni disertate sono proprio quelle guidate da Massimo Giannini e Giovanni Floris. A Ballarò di fatti il premier ha rilasciato solo un’intervista registrata da Palazzo Chigi, mentre a Dimartedì nulla. Un nulla dovuto all’infelice ospitata a Ballarò nel maggio del 2014, quando era ancora Floris al timone del talk.
Dopo un confronto ‘vivace’ che si arenò sul tema della spending review alla Rai, Renzi twittò ‘La Rai non è dei conduttori’. Di lì il gelo. Ma la cortina venuta a instaurarsi tra i due protagonisti del diverbio, Floris e Renzi, non è più crollata e il premier ad oggi non si può ancora annoverare tra gli ospiti della nuova trasmissione del giornalista romano.
La replica dei conduttori
Tornando all’attualità e all’esternazione del presidente del Consiglio, non è certo mancata la replica dei conduttori direttamente dai rispettivi studi televisivi.
“Non facciamo narrazione, raccontiamo la realtà” diceva ieri Massimo Giannini nel monologo di apertura a Ballarò, mentre Giovanni Floris su La7 ha commentato “l’attacco ai talk è un classico dei politici”. Una chiosa nell’immancabile copertina di Maurizio Crozza, quella sì un’audace replica alle dichiarazioni del premier: “Renzi che si preoccupa degli ascolti del martedì più che per la guida del Paese – ha ironizzato il comico genovese – sembra pronto per una Guida TV. Non so… potrebbe dirigere TV, Sorrisi e Cazzate“.
Freccero: “Renzi come Berlusconi, non ha le tv ma condivide la stessa idea di potere”
Intanto il caso sollevato dal presidente del consiglio diventa istituzionale.
Proprio ieri, il direttore di Raitre, Andrea Vianello, è stato convocato dalla Commissione di Vigilanza per rispondere alle domande dei parlamentari. Ufficialmente l’audizione riguarda la crisi del talk e lo stato dell’informazione nel servizio pubblico. Ma quello che si svolgerà a Palazzo San Macuto potrebbe essere un modo per esporre dei “rilievi” ai programmi messi in onda sulla rete e i reportage.
Sotto accusa sono finiti infatti anche l’inchiesta svolta da “Presa diretta” sull’Italia ai tempi del Jobs act non dando – a detta dei democratici – abbastanza spazio ai sindacati favorevoli e il servizio sui circoli di Forza Italia, non gradito da alcuni forzisti di primo ordine.
Caustiche le dichiarazioni rilasciate dal consigliere di amministrazione Rai, Carlo Freccero, a Dagospia: “Se per caso il direttore generale o la presidente decidessero di prendere provvedimenti contro Massimo Giannini o Riccardo Iacona – ha commentato l’ex direttore di Raidue – sarei costretto a parlare con il Movimento 5 Stelle e con Sel e a rimettere il mandato. In quel caso, bisognerebbe organizzare un’opposizione durissima, fuori dal consiglio di amministrazione”.
E non ha nascosto che le maggiori preoccupazioni derivino dal fatto che “la direzione generale possa decidere di seguire la “poetica” di Renzi su come dev’essere la Rai“. Ed ha aggiunto: “Sta facendo le leggi che voleva Berlusconi e ora anche l’editto bulgaro. Riesce dove l’ex cavaliere non è riuscito perché è più presentabile, non ha le tv, ma condivide la stessa idea di potere“.
Marianna D’Alessio