Processo bis per Fede e Minetti. Il Pg: “Fede non poteva non conoscere l’età di Ruby”
Il processo a carico di Emilio Fede e Nicole Minetti nell’ambito dell’inchiesta bunga bunga, che ha visto coinvolto anche l’ex premier Silvio Berlusconi, va rifatto. A deciderlo è stata ieri la Corte di Cassazione, dopo che è stato respinto il ricorso della procura generale di Milano che chiedeva pene più alte per i due imputati. Inoltre, è stata scelta (nuovamente) come sede competente Milano e non più Monza.
Si profila dunque un processo d’appello bis sia per l’ex direttore del Tg4 che per l’ex consigliera PDL della Regione Lombardia, i quali il novembre scorso erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e dieci mesi e a tre anni di reclusione.
Il procuratore: “Fede era a conoscenza della minore età di Ruby”
Il procuratore generale Ciro Angelillis ha deciso di riaprire il processo poiché Emilio Fede, in quanto “dominus” dell’organizzazione delle “cene eleganti”, non poteva non essere a conoscenza “della minore età di Ruby”.
“È illogico – ha affermato il Pg – pensare che il giornalista non conoscesse la vera età di Ruby. Era lui a decidere quando una ragazza doveva uscire di scena per far spazio ad altre”. Inoltre, sulla base delle “intercettazioni che dimostrano che c’erano ragazze che si prostituivano, le ragazze andavano ad Arcore con il desiderio di essere scelte per il terzo “momento” delle serate, perché avrebbero guadagnato di più se fossero state scelte per entrare nella stanza con Silvio Berlusconi (…) ed erano disponibili all’intera gamma delle prestazioni che andava dalla partecipazione alla cena, agli spettacolini nella sala del bunga bunga fino all’ulteriore ‘coda”. Ad occuparsi dell’organizzazione delle serate era proprio l’ex igienista dentale Nicole Minetti.
Sul piede di guerra la difesa dei due imputati. Secondo gli avvocati di Fede e Minetti, durante le cene di Arcore non si sono mai verificati episodi di prostituzione e inoltre “non si possono negare ad un uomo di 84 anni, incensurato, le attenuanti generiche, accordate alla Minetti che aveva addirittura un ruolo istituzionale: credo che ci siano tutti gli elementi per annullare la condanna”.