Il voto finale sul ddl riforme a Palazzo Madama è stato fissato per martedì 13 ottobre. A decidere la data è stata la conferenza dei capigruppo. Decisione poi confermata dal presidente del Senato Pietro Grasso. Intanto stamattina l’Aula ha bocciato la richiesta di non passare all’esame degli articoli del ddl riforme, avanzata dalle opposizioni che chiedevano un ritorno del testo in Commissione.
Riforme, la questione emendamenti
Ora la discussione passa agli emendamenti, vero ostacolo alle riforme. “Milioni di emendamenti sono ostacolo a discussione seria. Io penso che gli 85 milioni di emendamenti presentati dal senatore Calderoli siano il vero ostacolo alla possibilità di discutere e valutare le questioni e le ragioni che la Lega pone come importanti. Io credo che gli emendamenti veri della Lega siano pochi. Forse una decina. Discutiamo di quelli, Calderoli ritiri gli emendamenti e non ostacoli la riforma” afferma la senatrice Anna Finocchiaro.
Invito in parte accolto dalle opposizioni. Sel ha ritirato i suoi 62.000 emendamenti, lasciando solo quelli di merito, circa 1.100 e la Lega ha fatto lo stesso con gli emendamenti relativi agli articoli 1 e 2. Calderoli però si difende: “Sono stato accusato di bloccare il Parlamento con i miei emendamenti. Ma se questi fossero stati scritti solo con un algoritmo, qualunque esperto di informatica ne potrebbe creare uno per risolverlo. Se invece da solo io riesco a bloccare il Parlamento o siete scarsi voi o c’è qualcosa che non va nel Regolamento, dove nulla è scritto sul numero di emendamenti che posso presentare”.
Il governo starebbe già preparando le contromisure. Si pensa di utilizzare strumenti quali il “canguro” o la “tagliola” già usati in passato. Lo dice indirettamente il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, in un’intervista a Repubblica: “Di fronte a un ostruzionismo straordinario è chiaro che dovremo trovare strumenti di reazione altrettanto straordinari. Il sistema è fatto per decidere, non per consentire a un solo senatore di bloccare tutto”.
Riforme, nel Pd torna il sereno
Il Pd, dopo l’accordo trovato ieri sugli emendamenti all’articolo 2 presentati dalla maggioranza, sembra aver ritrovato la serenità. Roberto Speranza, ex capogruppo alla Camera e membro della minoranza dem, in un’intervista alla Stampa, ha spiegato che lo scopo dei ribelli Pd non era abbattere Renzi o avviare una scissione nel partito. Tesi condivisa anche da Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato: “Sull’orlo della scissione non siamo mai arrivati. È stato un conflitto duro, ma grazie a Renzi, alla responsabilità di tutti e al lavoro parlamentare abbiamo superato un passaggio difficile”. Pier Luigi Bersani affida a Facebook il suo pensiero: “Volevamo un Senato elettivo e non costruito a tavolino. Il Senato sarà elettivo e già con alcune funzioni di garanzia rafforzate. Chi parla di un cedimento di chi dissentiva ribalta semplicemente la realtà”.