Ancora discussioni tra il Presidente del Consiglio e il Presidente del Senato per stabilire il voto finale della riforma. Il Governo e la maggioranza Dem spingono affinché si voti l’8 ottobre mentre Pietro Grasso vuole consentire un lungo confronto fino al 15 ottobre, i due si vengono incontro: si vota il 13 ottobre. Dure sono le parole di Renzi: ” Grasso dovrebbe essere il regolatore nella riunione dei capigruppo. Invece ogni volta vuole fare il regista e l’ attore”. Parole che non sono state prese sottogamba dal Presidente del Senato che replica: “Io non sono e non sarò il boia della Costituzione“, rivendicando il suo ruolo di garante ed arbitro imparziale. Anche perché il 15 inizia la sessione di bilancio, dove il Premier ha promesso un taglio delle tasse per riprendere un certo consenso popolare.
La mediazione di Grasso però ha portato i suoi frutti. Sel, infatti, ha ritirato gran parte dei loro emendamenti. Anche la Lega ne ha eliminati oltre 11 milioni, anche se ne restano ancora oltre 60 milioni. La soluzione c’è, indica il Ministro Boschi: non prendere in considerazione gli emendamenti non realmente sottoscritti da Calderoli. La maggior parte delle modifiche palesate alla stampa, in realtà, non sono ancora state verificate. In questo l’Esecutivo è aiutato dal regolamento del Senato che ammette esclusivamente gli emendamenti firmati.
Le opposizioni denunciano l’atteggiamento aggressivo del Premier, accusato di sfruttare la bomba mediatica dei milioni di emendamenti per accelerare il percorso istituzionale. Inoltre, dopo che altri “ex forzisti” sono passati nel gruppo parlamentare di Verdini, Renzi si sente più sicuro nell’affrontare il voto. Persistono però i malumori e tensioni nel PD, con Luigi Zanda si scaglia contro Grasso accusandolo di scarsa imparzialità, mentre la minoranza dem continua a mantenere gli emendamenti all’articolo 2 del ddl Boschi. In un’intervista al Corriere della Sera, il vicesgretario Pd, Debora Serracchiani, prova a rasserenare il clima: “Non ci sono stati nè golpe, nè complotti, ma solo la determinazione e il coraggio di continuare sulla strada delle riforme. Il Senato è importante, ma lo sono anche le tante richieste che vengono dal Paese”.
Attilio Di Sabato