Non solo Orban: le spine nel fianco del PPE
Gianni Pittella, presidente del gruppo socialista al Parlamento Europeo, ha chiesto la sospensione dello Smer del premier slovacco Fico per le posizioni xenofobe inconciliabili coi valori del PSE sfidando così il PPE a fare altrettanto con FIDESZ, la formazione del conservatore ungherese Orbán che tutti abbiamo conosciuto per i tratti autoritari e nazionalistici che hanno caratterizzato i suoi governi.
Non solo Orban: prima fu FI
Orban, sostenuto dai 2/3 del Parlamento, ha fatto approvare una legislazione che, nella sostanza, ha messo sotto il controllo dell’esecutivo gli organi di informazione, le principali istituzioni culturali e il potere giudiziario. Le manifestazioni e gli appelli delle opposizioni progressiste e liberali, numericamente insignificanti dopo le elezioni del 2010 e del 2014, non hanno fermato il suo progetto autocratico. Nel 2011, l’Ungheria ha introdotto una legge elettorale fortemente maggioritaria e una nuova Costituzione dai forti accenti nazionalistici.
Budapest, però, non è l’unica spina nel fianco dei Popolari europei: il movimento che alle origini teneva uniti i partiti democristiani dell’Europa occidentale, dagli Anni Novanta ha accolto formazioni marcatamente “conservatrici”, spesso alleate, nei parlamenti nazionali, con l’estrema destra: è questo il caso di Forza Italia, ammessa al PPE nel 1998 dopo essere transitata per Forza Europa e l’Unione per l’Europa.
Col partito di Berlusconi si rompe la tradizione marcatamente democristiana e centrista dei popolari europei: mentre la CDU tedesca ha sempre contrastato ogni nuova tendenza nazionalista (da ultimo le manifestazioni di Pegida o le contestazioni anti-immagrati), mentre i gollisti francesi (pure loro entrati nel PPE solo nel 1999) non hanno mai preso in considerazione l’accordo con la destra lepenista, Forza Italia ha sempre governato coi voti dei post-fascisti e dei leghisti e non vi rinuncia oggi, consolidando anzi le alleanze locali (Liguria, Lombardia e Veneto) nella prospettiva di una corsa unitaria alle prossime elezioni politiche.
Non solo Orban: tra populismo e popolarismo
Questa cooperazione non turba né Berlusconi né, tantomeno, i suoi amici popolari, benché Salvini abbia ulteriormente spostato a destra il baricentro leghista, costruendo il gruppo “Europa delle Nazioni e della Libertà” con Marine le Pen e gli eletti del Front National, gli austriaci del Partito della Libertà (FPÖ, il movimento di Haider ora guidato da Strache), il fiammingo Vlaams Belang, gli olandesi del Partito per la Libertà (PVV). Roba che al confronto Nigel Farage e Jarosław Kaczyński sembrano pallidi moderati.
L’Unione Europea impose pesanti sanzioni all’Austria quando, in seguito al risultato delle elezioni del 1999, il democristiano Schüssel fece un governo con l’FPÖ di Haider. Oggi, invece, il PPE, pur di mantenersi il più numeroso gruppo al Parlamento Europeo, tace e tollera le derive reazionarie e populiste dei propri membri estranei alla tradizione del “popolarismo”. Adenauer e De Gasperi sarebbero d’accordo?
Andrea Enrici