L’assenza cronica dei congressi nella politica contemporanea

Pubblicato il 28 Settembre 2015 alle 12:44 Autore: Giuseppe Spadaro
ingrao angius lama durante un congresso del pci

C’è un dettaglio spesso trascurato nella discussione politica contemporanea: la scomparsa dei congressi. Una volta nei partiti politici il congresso era il momento in cui una formazione politica stabiliva la propria linea politica e, di conseguenza, coloro che erano chiamati dalla platea congressuale a rappresentarla. Oggi non è più cosi per effetto naturale dei cambiamenti che hanno e stanno attraversando la politica. Leaderismo, spettacolarizzazione della politica e nuovi modi di comunicare la politica hanno di fatto sconvolto prassi e modalità organizzative di ogni formazione politica. Emerge tuttavia un vulnus: l’assenza di modelli nuovi di decisione collettiva. Proprio quelli che una volta erano rappresentati dai congressi politici.

Niente più congressi politici? Esempi pratici

Ci sono esempi e casi con cui diventa più semplice spiegare il ragionamento e le criticità ad esso connesse: il Nuovo Centrodestra è spaccato tra chi vorrebbe siglare un’alleanza con Renzi e col Pd e chi alle prossime amministrative vorrebbe continuare a stare nel perimetro della coalizione di centrodestra alleandosi con Forza Italia. Il congresso sarebbe l’occasione per chiarire la diatriba.

L’uscita da Forza Italia di Raffaele Fitto è un altro caso pratico di problema politico mai affrontato. Uno dei punti principali di discordia tra Fitto e Berlusconi, sono state le primarie: Fitto è convinto che il futuro leader del centrodestra debba essere scelto dalla base tramite primarie. Berlusconi è di un altro avviso. Piuttosto che aprire una discussione in cui coinvolgere anche gli altri esponenti dello stesso partito per giungere ad una decisione finale idue hanno preferito separare le loro strade con Fitto oggi leader di una micro formazione politica ‘Conservatori e Riformisti’.

prima pagina de il popolo con apertura dedicata a congresso dc

Il caso dei governatori del sud (del Pd)

Il Pd è tra i pochi grandi partiti (l’altro è la Lega) che pur in una formula mista (congressi e primarie) continua a convocare e far votare i suoi iscritti. Ma sempre sulla base di un’impostazione personalistica. Infatti vi sono questioni concrete in cui la linea dei democratici appare piuttosto ondivaga tra governo centrale e regioni. L’ultimo caso riguarda la battaglia dei presidenti delle regioni del sud contrari alle trivellazioni utili per estrarre gas o petrolio nel mare. La protesta accomuna più presidenti eletti con i voti del Pd: Michele Emiliano (Puglia), Marcello Pittella (Basilicata), Oliverio (Calabria) e altri ancora.

Per stare al Pd, nelle ultime settimane tiene banco nel dibattito politico il sostegno di Verdini alla maggioranza parlamentare del Governo Renzi ed una sorta di espansione verso destra di cui nessun congresso ha mai parlato. Renzi avalla le sue decisioni passando per la maggioranza in direzione. E per ogni decisione più strategica molti nel Pd attendono il prossimo congresso. Previsto nel 2017.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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