Sul blog di Beppe Grillo è apparsa un’intervista ad Antonio Di Pietro, ex magistrato di Mani Pulite nonchè fondatore dell’Italia dei Valori. Nel colloquio – organizzato da “La Cosa”, web channel del blog del leader del Movimento Cinque Stelle – si parla di Expo2015 e dei parallelismi con Tangentopoli, a 23 anni di distanza.
Di Pietro auspica che i magistrati milanesi possano arrivare proficuamente alla fine delle indagini, senza che qualcuno gli tagli le gambe anticipatamente. In questo emerge il parallelismo con Tangentopoli (“stavamo facendo sul serio, dopo avere inquisito un migliaio e passa di persone, quasi due mila, ma alla fine la colpa era nostra che avevamo fatto l’indagine e non di quelli che l’hanno subita”), rappresentato anche da nomi nuovamente sulla cresta dell’onda, come quelli di Gianstefano Frigerio e Primo Greganti.
“Io Greganti lo chiamavo “il signor Gabbietta”, perché aveva il conto gabbietta in Svizzera dove ci andava a infilare le mazzette”. Ed alla puntualizzazione dell’intervistatore – che ricorda come Frigerio facesse riferimento al centrodestra e Greganti al centrosinistra – ribatte: “non ti far fregare, quando si tratta di avere a che fare con le mazzette non esiste destra, centro, sinistra, esistono i mazzettari”.
Su Greganti, Di Pietro aggiunge: “noi avevamo tenuto Greganti dentro per pericolosità sociale, ci avevamo visto bene, i fatti mi hanno dato ragione 22 anni dopo”. E riguardo a chi oggi ne prende le distanze, l’ex magistrato sottolinea che “Greganti è la stessa persona che una volta alla settimana entrava in Parlamento, è la stessa che in tutti questi anni quando c’erano le feste di partito stava in prima fila a farsi vedere, è la stessa persona che gli hanno dato la tessera del PD ad honorem!” Da qui anche l’accusa a Renzi, reo di aver sospeso la tessera di Greganti: “Tu sospendi una persona perché ritieni che deve dare giustificazioni alla magistratura, ma lui era già stato condannato con sentenza penale passata in giudicato, quindi non è che lo devi sospendere oggi, gli dovevi impedire ieri di venire a riparlare con te!”. In sostanza quindi il problema “non è il Greganti che è tornato o non se ne è mai andato, è chi gli ha aperto la porta”.
E la politica, in generale, cosa ha fatto? “Non è vero che non si è attivata, lo ha fatto eccome, ma per impedire la scoperta dei reati”. Come? “Soprattutto attraverso un sistema mass-mediale di informazione trasversalmente diciamo così di parte per fare credere ai cittadini che ci sono magistrati che sono esagitati”.
Riguardo ad Expo, Di Pietro sostiene che una task force senza avere strumenti non serve a nulla, senza dimenticare che “appalti e subappalti sono già stati in gran parte assegnati”. E aggiunge: “il problema non è la mazzetta in sé, ma il fatto che negli appalti si fa tutto di corsa e si aggiungono pezzi in corso d’opera: niente di nuovo sotto il sole”. E’ proprio questo, per l’ex magistrato, il motivo del debito italiano, “perché abbiamo sprecato un sacco di soldi per fare cose che potevano costare molto meno”.
Riguardo all’indagine in atto, Di Pietro pensa che “a bocce ferme, arriverà a individuare fatti specifici di reato, ma io temo che quelli che hanno permesso che ciò avvenisse resteranno ancora una volta al di fuori del sistema”.
Emanuele Vena