Continua il dibattito sul DDL Boschi, inerente le riforme costituzionali, che da settimane sta impegnando il Senato. Nelle scorse settimane Calderoli aveva depositato l’abnorme numero di 72 milioni di emendamenti, bocciati in blocco dalla presidenza.
“Non si può bloccare il Senato“, ha spiegato il Presidente del Senato, Pietro Grasso, eliminando definitivamente il tentativo estremo di ostruzionismo portato avanti dalla Lega Nord. Restano, in ogni caso, comunque più di 380 mila emendamenti oltre a 3.500 presentati per iscritto depositati e analizzati in Commissione Affari Costituzionali, presieduta dalla Piddina Anna Finocchiaro, e che in alcun modo possono essere depennati. Decisione che ha mandato su tutte le furie Matteo Salvini: “Il presidente Grasso si dovrebbe vergognare per il suo atteggiamento nei confronti di una discussione importante come quella della riforma della Costituzione. Evidentemente per certa gente cambiare il Senato e la Costituzione è come bersi un caffè la mattina. Non ci spaventano né lui né Renzi”.
Bocciata anche la proposta del senatore del PD Francesco Russo, che voleva bocciare in blocco tutti gli emendamenti del Carroccio, proposta bocciata Grasso visto che decisioni in tal senso spettano solo a lui, come si ricava dagli articoli 8 e 97 del regolamento del Senato, “che attribuiscono al Presidente del Senato il giudizio di ricevibilità, proponibilità e ammissibilità degli emendamenti“. Sull’ammissibilità degli emendamenti si incentrano molte incertezze sull’avanzare dell’iter legislativo, dato che il Presidente non ha ancora sciolto il nodo su quali emendamenti siano ammissibile e quali no, creando parecchi dubbi, in particolare, sull’art. 2 della riforma che introduce la non eleggibilità per i senatori. “La dichiarazione di ammissibilità degli emendamenti che restano sarà fatta articolo per articolo” aggiunge poi Grasso.
Ci vorrà ancora qualche settimana, quindi, al Senato per analizzare tutte le proposte di modifica. Resta comunque molto alta la tensione tra Grasso e Renzi, tensione che potrebbe abbattersi come vendetta sulla Road Map del Premier, che sperava di ottenere il sì definitivo dal Senato entro il 13 ottobre. Se si supera tale data, infatti, l’esame del DDL dovrà necessariamente slittare per dar spazio alla Finanziaria, che occuperà il Senato per i seguenti 15 giorni, facendo, di conseguenza, saltare anche la possibilità di tenere il referendum confermativo per la Primavera del 2016.
Dagli States, comunque, Renzi si dice fiducioso. Sperando che venga rispettata la Road Map, il premier è sicuro che la riforma passi, anche con un’eventuale defaillance dei senatori di Forza Italia. “Sia che Berlusconi decida di votare la riforma sia che decida di non votarla per me non cambia nulla. Il governo ha una buona maggioranza” ha spiegato il premier a Bloomberg TV, spiegando come “Berlusconi all’inizio ha deciso di sostenere la riforma perché tagliava i costi del Parlamento e semplificava il processo legislativo, poi ha cambiato idea“. Durante l’intervista il Segretario del PD, poi, ha confermato di aspettarsi un voto contrario di Forza Italia in Senato.
Francesco Di Matteo