Da domenica in Spagna non si parla d’altro. La Catalogna nel prossimo futuro farà ancora parte della Spagna o sceglierà l’indipendenza con tutti gli oneri e gli onori del caso? La situazione è delicata e va maneggiata con cura. Lo sanno i protagonisti, dal premier Rajoy che ieri ha teso la mano agli indipendentisti promettendo loro il federalismo a patto che non si discuta l’unità nazionale, al leader della piattaforma trasversale Junt pel Sì, Arturo Mas, occupato a difendersi dagli attacchi interni (i radicali di sinistra Cup lo invitano ad andarsene) ed esterni (è stato accusato di “disobbedienza civile” in merito all’organizzazione del referendum simbolico sull’indipendenza del 9 novembre 2014).
In questo calderone di emozioni sono in molti a chiedersi se ci sarà effettivamente la secessione catalana oppure il tutto si risolverà con un accordo tra Madrid e Barcellona. Secondo Alfonso Giordano, professore di Geografia Politica alla Luiss di Roma, il divorzio non ci sarà. “Prima di tutto per un motivo puramente elettorale. Gli indipendentisti non hanno conquistato la maggioranza degli elettori. Hanno condotto un’ottima campagna elettorale ma alla fine non c’è stato il plebiscito tanto atteso. Questo ha azzoppato un po’ il risultato. Più che l’indipendenza, l’obiettivo principale di Mas e della sinistra Cup è quello di avere maggior potere negoziale con il governo spagnolo e poter quindi aumentare la propria autonomia regionale”.
Ma che cosa perderebbe Madrid se la Catalogna dovesse alla fine separarsi dalla Spagna?
“Le perdite sarebbero consistenti. Madrid perderebbe il 15% della popolazione nonché 4 province. Inoltre dobbiamo ricordarci che la Catalogna è economicamente molto importante per la Spagna. Da Barcellona arriva un quarto delle esportazioni e un quinto della produzione industriale. Inoltre con la secessione della regione catalana, Madrid perderebbe chilometri di coste affacciate sul Mediterraneo, importanti per il turismo ma anche per il collegamento marittimo con il resto dell’Europa”.
Una Catalogna indipendente riuscirebbe ad entrare nell’Unione Europea?
“E’ difficile. Madrid porrebbe il veto, e per far entrare un nuovo stato all’interno dell’Unione, si sa, serve l’unanimità dei voti del Consiglio. E la mancata adesione potrebbe avere effetti devastanti sull’economia della regione catalana”.
A dicembre in Spagna si vota per le politiche, quanto peserà la questione catalana?
“Peserà sicuramente. In questo caso Podemos potrebbe ritagliarsi un ruolo importante proponendosi ai catalani come nuova forza politica, limpida e non corrotta dal governo centrale. Un riferimento nuovo con cui trattare”.
Il caso catalano può essere replicato in Italia? Si pensi ai referendum leghisti per l’autonomia di Lombardia e Veneto…
Non credo, Non ci sono le condizioni storico geografiche che hanno caratterizzato il caso catalano e quello scozzese. In Italia non esiste una cosa del genere. Non si può replicare. Al massimo Salvini potrebbe far leva sul malcontento italiano per ottenere i voti necessari. Ma sarebbe un voto di protesta, non di coscienza.