Fabbrica Politica, quando vincere una campagna elettorale diventa una scienza
Una carriera politica intensa e cominciata presto, iniziata con un partito nazionale nelle provincia veneta, proseguita con una lista locale, quella di Matteo Spigolon, fondatore di Fabbrica Politica, ha prodotto frutti che forse inizialmente il suo stesso protagonista non aveva immaginato, non discorsi, nastri da tagliare, incarichi, ma esperienza, da condividere con chi si appresta a fare lo stesso percorso.
Così nasce uno dei primi esperimenti di scuola di politica italiana fatta non da un partito (celebri le Frattocchie comuniste) ma da un imprenditore con esperienza nel campo.
E’ Spigolon che ci spiega che verso la fine degli anni 2000, prima del boom grillino si era accorto “che le cose stavano cambiando e che la gente iniziava ad essere stanca dei “classici” politici. Ma allo stesso tempo mi sono accorto che questa “stanchezza” non era dovuta solamente ai comportamenti dei politici ed alla distanza sempre più grande tra cittadini e politica. Il motivo principale, e mi rendo conto che in questo momento è difficile da credere, era che i politici venivano considerati tutti uguali. C’era stata in sostanza quella chiamiamo generalizzazione : “sono tutti così””.
Nasce così l’esigenza di una comunicazione politica nuova, meno lasciata al caso e a schemi tradizionali, che porti il candidato a mostrarsi diverso dagli altri politici, non necessariamente migliore, ma diverso.
La campagna elettorale deve essere permanente, non di 3 mesi
Uno dei punti chiave del pensiero e dell’approccio di Spigolon è quello che riguarda il fattore tempo: troppo spesso partiti e candidati si occupano di fare campagna elettorale solo nei tre mesi precedenti le elezioni.
“Per come la intendiamo noi, la campagna elettorale deve essere permanente : 365 giorni l’anno. E da qui è nato il nostro sistema, che prevede 3 fasi ben distinte : pre-elezioni. campagna elettorale, post-elezioni. La fase della campagna elettorale vera e propria diventa (quasi) irrilevante. Perchè l’obiettivo è quello di vincere le elezioni nella mente degli elettori quando ancora non si sa la data del voto”, afferma Spigolon.
E sottolinea che per poter raggiungere questo obiettivo, una campagna elettorale permanente, l’approccio deve essere scientifico, non ci si può affidare ad agenzie di comunicazione e marketing che normalmente fanno altro e per 2-3 mesi si occupano di politica cercando di aiutare a “vendere” il prodotto-candidato come se fosse un prodotto qualsiasi e poi scompaiono.
Fabbrica Politica, aggiunge Spigolon, rappresenta un approccio integrato unico in Italia che si occupa solo di politica in modo esclusivo, e non di altro. Chi lavora con lui deve essersi occupato di politica e avere seguito un deteminato percorso.
Una campagna elettorale con un target e un posizionamento preciso, come Trump
A chi fa politica viene offerta sia la consulenza, che, per chi ha un budget ridotto, un corso che racchiude i contenuti del pensiero e dell’approccio di Spigolon.
E dal corso, l’ultimo dei quali si è svolto a Milano lo scorso weekend, si evince l’importanza della fase pre-elettorale, che precede la campagna elettorale ufficiale. La partita si gioca tutta qui.
E’ in questa fase che il candidato deve scegliere il target di elettore a cui rivolgersi, il posizionamento politico, e il brand che si accordi a un tale posizionamento. Il posizionamento politico è diverso dall’orientamento, ovvero dalla posizione più o meno ideologica dell’elettore, è, per dirla con Spigolon, “un’attività di marketing politico che mette il tuo brand (partito o candidato) nella testa del potenziale elettore in una posizione ben specifica e quanto più possibile predominante. L’obiettivo è che il tuo brand sia percepito come differente dagli altri e che sia rilevante per il target di elettori a cui ti rivolgi. E che questo lo renda preferibile per il potenziale elettore”.
Si deve creare quindi nel sentiment nell’elettore un favore per il partito o il candidato che sia permanente e trascenda la fase della campagna elettorale vera e propria che dovrà essere invece una formalità con un numero minimo di imprevisti.
Spigolon prende come esempio il candidato repubblicano alle presidenziali Donald Trump che è partito per la corsa del 2016, e ha saputo darsi un posizionamento politico molto chiaro e che è entrato nelle menti degli elettori, rivolgendosi a un target di popolazione ben determinato, fatto di sognatori e nostalgici della grandezza dell’America “Make America great again”, tendenzialmente di ceto medio basso e danneggiati dalla crisi economica, che vedo nell’immigrazione incontrollata una delle cause principali dei problemi degli USA. Una strategia fatta ovviamente anche di slogan e di affermazioni che lo distinguano, come quella di non avere bisogno di lobbies, finanziandosi da solo.
Naturalmente le tecnologie digitali assumono una importanza fondamentale, soprattutto considerando che la campagna elettorale deve essere permanente: entrano quindi in gioco la necessità di un blog o di un sito che informi costantemente delle iniziative del partito e del candidato. E un email marketing politico, che porti il politico steso a “nutrire” l’elettore di contenuti continuamente, producendo un rapporto quasi intimo e costante che trasformi l’elettore solo curioso in un sostenitore