C’erano svariati “amici” desiderosi di aiutare Amedeo Matacena in modo che “non fosse sottoposto all’esecuzione della grave pena che era stata comminata”. È quanto rileva il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Olga Tarzia, nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di Claudio Scajola e di altre sette persone. Durante le indagini sono state intercettate “svariate conversazioni tra Chiara Rizzo, Claudio Scajola, una collaboratrice dello stesso ed altri personaggi comunque legati a Matacena che erano desiderosi di aiutarlo. Si tratta di personaggi di indubbio spessore come i fratelli Fanfani, Carlo Biondi, altri soggetti vicini a Matacena direttamente oppure a Scajola”. Il pubblico ministero sul punto ricostruisce anche cronologicamente i rapporti secondo le cadenze delle conversazioni intercettate, intervallate da servizi di controllo e videoriprese che corroborano la prospettiva investigativa di un intenso lavoro svolto dagli “amici” per garantire che Matacena non fosse sottoposto all’esecuzione della grave pena che gli era stata comminata”.