L’emendamento Cociancich all’articolo 1 del ddl Boschi è passato con 177 sì, 57 no e 2 astenuti. L’emendamento è riferito all’articolo 1 del ddl Boschi. Viene cosi riscritto interamente l’articolo 1 (sulle funzioni del futuro Senato) della Riforma costituzionale e fa decadere tutte le norme presentate. Superato dunque “l’ostruzionismo straordinario” (cit Orfini). I verdiniani hanno mantenuto la promessa ed hanno votato insieme alla maggioranza di governo. Protestano le opposizioni.
L’autore del canguro Cociancich
Cociancich ha risposto stamattina alle polemiche che hanno accompagnato la sua presentazione: “Penso di avere l’età per non chiedere il permesso a nessuno”. Intervistato da Repubblica, sull’ipotesi che sia semplicemente un prestanome mentre l’emendamento sarebbe stato scritto da un maggiorente del Pd, replica ancora: “Devo risponderle? Mi chiamo Roberto Cociancich. Lo so, è un cognome complicato. Ma sono orgoglioso di portarlo”. L’emendamento “l’ho formulato la settimana scorsa. È il frutto di quello che ho sempre detto negli interventi in aula. Basta riprendere i resoconti parlamentari”.
Il senatore Pd Roberto Cociancich inoltre ha scritto un secondo emendamento “canguro” all’art.2 del ddl Boschi. Una proposta di modifica (la 21.200) che, riscrivendo l’articolo che riguarda l’elezione del capo dello Stato, farebbe decadere tutti gli altri emendamenti. “È un altro emendamento canguro”, denuncia Loredana De Petris. Ma il governo non lo userà, afferma il ministro Boschi: “Non ci sarà nessun emendamento del governo all’art. 2 del ddl”.
Passa anche l’articolo 1
L’aula del Senato ha approvato con 172 sì, 108 no e tre astenuti l’articolo 1 del testo di riforma della Costituzione, che ridefinisce le funzioni e la natura del nuovo Senato, modificando il contenuto dell’attuale articolo 55 della Carta.
“Dopo due giorni in ostaggio del partito dell’algoritmo e dell’ostruzionismo, oggi abbiamo approvato l’art.1 con una maggioranza compatta e molto ampia” esulta il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. I numeri in aula fanno sorridere Pd e governo. “Una maggioranza amplissima”, festeggia Giorgio Tonini. E poteva anche essere più ampia. “C’erano 3 assenti, tra i nostri, che avrebbero votato sì”. Ma va bene così. “Chi ben comincia è a metà dell’opera”, osserva il senatore renziano Andrea Marcucci.
Stasera alle 19, al termine della seduta comune del Parlamento per i giudici costituzionali, l’aula di palazzo Madama tornerà a riunirsi per iniziare l’esame dell’articolo 2, quello sull’elettività. Sono previsti 6 voti segreti. Di questi, uno è particolarmente delicato. Si tratta di un emendamento di Sel, a firma Loredana De Petris. “È il più temuto perché quello in grado di coagulare maggiormente consensi”, si ragiona in ambienti parlamentari. Quanti franchi tiratori nel segreto dell’urna? I conti che si stanno facendo nel Pd parlano di un massimo di 20 franchi tiratori. Questi si andrebbero ad aggiungere ad almeno 55 voti che, mediamente in ogni votazione, sono stati riscontrati a favore degli emendamenti su cui la maggioranza è contraria
Salvini su riforme: “Fanno schifo”
“È una riforma che fa schifo e non serve agli italiani, gli emendamenti possono essere dodici o dodici miliardi, il problema è che cambia la Costituzione ad uso e consumo del Partito democratico”. Così il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, a La telefonata di Belpietro su Canale 5. A differenza della riforma del 2005 fatta dal centrodestra, argomenta Salvini, “che dava un ruolo al Senato federale, qua si sposta tutto a Roma, c’è un Senato che non viene eletto ma che costa ancora un occhio della testa e che decide tutto a Roma”. “Facciamo – ironizza – che la Repubblica italiana è fondata su Renzi e la sua famiglia e facciamo prima”. Le riforme passeranno perchè “Renzi alza il telefono e minaccia chiunque, il presidente del Senato, il Presidente della Repubblica…”.