Renzi, Mogherini: un “gelo” che sa di “rottura”
Renzi, Mogherini: i rapporti tra premier e Lady Pesc sono ai minimi storici. Difficile da digerire l’esclusione dal vertice sulla Libia ma i problemi vengono da lontano.
Renzi, Mogherini: telefonata di fuoco
La settimana scorsa Francia, Germania, Regno Unito e Federica Mogherini, in qualità di capo della diplomazia dell’Ue, si sono riuniti per discutere di Siria e Libia. L’Italia non è stata invitata a quell’incontro, Roma non venne neanche avvertita ufficialmente del suo svolgimento. In quell’occasione il governo, per bocca del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ha minimizzato; tuttavia, qualcosa più della semplice delusione serpeggiava tra le stanze di Farnesina e Palazzo Chigi.
Il sospetto, alla fine, è stato confermato dalle indiscrezioni riferite da La Stampa. A “pagare” il duro scotto del “fallimento” diplomatico sembra essere stata proprio la Lady Pesc Mogherini: a quanto pare è stata epica la sfuriata al telefono riservatagli dal premier Renzi. Intanto, il nostro “peso” internazionale è destinato a essere ulteriormente ridimensionato visto che l’ONU ha deciso di affidare alla Germania il ruolo di mediatore con Tripoli.
Renzi, Mogherini: la “sindrome di Bruxelles”
L’incontro organizzato dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius – teoricamente – aveva come priorità la questione del nucleare iraniano. Dunque, papale papale, l’Italia non c’entrava niente (anche perché nel 2003 abbiamo rifiutato di partecipare al tavolo dei negoziati). D’altra parte, non pochi l’hanno sottolineato, sembra che porre questo argomento in cima all’ordine del giorno sia stata una mossa mirata proprio all’esclusione dell’Italia. Di fatti, al vertice della settimana scorsa, si è parlato molto poco di nucleare iraniano ma tantissimo di Siria e, soprattutto, di Libia. Renzi, dopo tutto il capitale politico investito per “mettere” la Mogherini al posto che occupa attualmente, non poteva sopportare di vedersi scavalcato sul “cavallo di battaglia” della politica estera italiana, ancor di più non poteva sopportare che ciò fosse avvenuto con la “complicità” del suo ex ministro.
Da parte sua, appare plausibile che la Mogherini non potesse esimersi dal partecipare all’importante vertice. Questo argomento non spiega la rabbia del premier. A meno che non si ricordino tutti i malumori causati dall’unica italiana in Commissione Europea, tra l’altro di essa vice-presidente, cercata spesso come “sponda” dal governo ma che (quasi) mai ha “spalleggiato” le istanze italiane a Bruxelles.
Appunto, della “sindrome di Bruxelles” – scrive Paolo Valentino sul Corriere della Sera – (come molti suoi predecessori) soffrirebbe Federica Mogherini: ogni capo di governo spera di trovare sostegno nel commissario del proprio paese, invece, il commissario solitamente cerca di rendersi indipendente dalle istituzioni nazionali. Ma la contraddizione è dietro l’angolo perché, più un commissario si “allontana” dal proprio paese, più si indebolisce. A tal proposito, Gentiloni ha detto che, durante la sua visita a New York, ha “fatto pace” con la Lady Pesc; certo è che, sempre a New York, lei e Renzi, per quanto possibile, si sono tenuti a debita distanza.