La Serie A chiude i battenti: condanne e verdetti

Giunge alla conclusione il campionato di Serie A.
Dopo 38 giornate di gol, emozioni, sorprese, errori arbitrali e liti furibonde i tifosi dello Stivale sono pronti a rilassarsi e a recuperare le forze in vista del Mondiale brasiliano e dell’inizio della sessione di mercato.
L’ultima giornata di campionato è stata vissuta da molte squadre come una passerella in vista del “rompete le righe”: la lotta per la salvezza  (clicca qui per leggere l’articolo sulla lotta salvezza) si era consumata già da una settimana e i gradini più bassi del podio, occupati da Roma e Napoli, non sono mai stati in discussione.
Gli unici spunti di interesse erano il possibile record della Juventus e la lotta per la qualificazione in Europa League. A Torino la Juventus si sbarazza facilmente di un Cagliari con la testa già in vacanza e raggiunge così un traguardo da sogno: 102 punti in campionato, 19 vittorie su 19 tra le mura amiche, miglior attacco e difesa meno battuta.
La società, Conte e tutti i giocatori salutano così il terzo scudetto consecutivo e scrivono la storia del calcio italiano: nonostante i bianconeri continuino a deludere in Europa e il futuro dell’allenatore sia avvolto nel mistero i tifosi juventini possono assolutamente festeggiare un’annata trionfale.
Juventus
Se il match giocato allo Juventus Stadium lasciava prevedere un esito piuttosto scontato la lotta per l’Europa League ha regalato all’ultimo turno di campionato momenti di grande palpitazione.
Il Milan, dopo una stagione di acute delusioni, poteva raggiungere il sesto posto solo battendo il Sassuolo e sperando in un passo falso di Parma e Torino.
La prima delle due condizioni si è avverata grazie alle reti di Muntari e De Jong, ma la vittoria del Parma contro il Livorno vanifica ogni sogno di gloria degli uomini di Seedorf. L’allenatore olandese, sfiduciato dalla dirigenza e privo del vitale appoggio di Berlusconi, è destinato ad abbandonare Milanello e la Serie A dopo pochi mesi. Per il Milan si tratta di una stagione da dimenticare sia sul campo che in ambito societario: ai tifosi rossoneri non resta che sperare nel solito scatto d’orgoglio del loro patròn che, dopo le elezioni Europee, svelerà il nome del prossimo allenatore.
Il vero confronto per l’accesso all’ex Coppa Uefa era quello tra Parma e Torino, le due grandi sorprese (insieme al Verona) della stagione. Gli emiliani erano impegnati in casa contro un già retrocesso Livorno, mentre il Torino doveva affrontare in trasferta la Fiorentina e la grande voglia di riscatto di Giuseppe Rossi.
Dopo 57 minuti di stallo su entrambi i campi la lotta per il sesto posto si infiamma improvvisamente.
A Firenze Rossi porta in vantaggio i viola e dopo cinque minuti Amauri sblocca la gara al Tardini. I tifosi del Parma esultano per il sorpasso ai danni della squadra di Ventura ma devono presto ricredersi: Larrondo infatti pareggia i conti e riapre la contesa.

Il raddoppio di Amauri e il vantaggio della Fiorentina con Rebic sembrano siglare la parola “fine” sulla sfida a distanza, ma il grande cuore del Toro non smette di battere. A sei minuti dalla fine Kurtic sigla il pari e, dopo un assedio interminabile, i granata conquistano all’ultimo secondo un calcio di rigore.
Sul dischetto, per un gol che vale la stagione, si presenta Alessio Cerci, protagonista insieme ad Immobile  della fantastica annata: dagli undici metri però Rosati neutralizza il tiro e la partita si conclude 2-2.
A Parma scoppia la festa, a Firenze c’è spazio solo per le lacrime. I giocatori della Firenze provano a consolare i colleghi granata, ma la delusione vera si percepisce sugli spalti: i tifosi del Torino sembrano ormai condannati a soffrire anno dopo anno, e neanche il meraviglioso collettivo costruito da Ventura è riuscito a spezzare la maledizione.