Sono passati due giorni dal Coming Out che scuote il Vaticano ed abbiamo una reazione dalla società laica: i protagonisti sono il Monsignore, dichiaratosi omosessuale, e l’ex Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni ora inquisito che ieri gli ha dato del superbo. Ma partiamo dall’inizio.
Il coming out di Charamsa
Sabato 3 ottobre Krzysztof Charamsa – 43 anni, teologo ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede – ha dichiarato la sua omosessualità e presentato il suo compagno: “Sono omosessuale, felice e orgoglioso di esserlo. E ho un compagno. [. . .] voglio che la Chiesa apra gli occhi: l’astinenza totale che chiede ai gay è disumana”. Ha poi proseguito affermando che la Congregazione (ex Sant’Uffizio, l’ente che nel medio e tardo medioevo gestiva l’Inquisizione) “è il cuore dell’omofobia della Chiesa cattolica, un’omofobia esasperata e paranoica”.
La reazione del Vaticano
Immediate le reazioni del Vaticano, che ha rimosso dai suoi incarichi il Monsignore ed attraverso il portavoce ha prima espresso condanna per il fratello, e poi lo ha accusato di irresponsabilità per avere con il suo gesto e le sue parole innalzato la pressione mediatica sul Clero alla vigilia del Sinodo.
Se la reazione Vaticana era prevedibile , meno prevedibile era il supporto giunto ieri alla Chiesa da parte di Roberto Formigoni, ex Governatore della Lombardia, al centro del caso Maugeri, in cui è accusato di avere favorito la fondazione in cambio di “utilità” per quasi 8 milioni di Euro.
Ieri Formigoni ha commentato Charamsa in modo molto duro. A proposito della “astinenza disumana”, Formigoni (che ha fatto voto di castità a 25 anni) ha dichiarato: “La castità ci rende migliori, Charamsa è solo superbo” e “La castità è l’imitazione della vita di Cristo. Ci sono stati milioni di uomini e donne che si sono arricchiti di questa esperienza”; in relazione al rapporto di coppia ha affermato che “La castità è un percorso più privativo della fedeltà: con la rinuncia al sesso, però, accedi a una comprensione dell’altro più profonda, spirituale”.
I concetti espressi da Formigoni sembrano quindi quelli per cui la scelta della castità permette di ascendere ad un livello più elevato, sia personale che di relazione con il partner; le tentazioni sono all’ordine del giorno (“La tentazione la subiscono tutti i cristiani, sposati e no, preti e laici”) ma resistere è parte della scelta di vita e se non ce la si fa è legittimo cedere ma non per questo si ha il diritto di “fare la morale”.
La Chiesa ed il Clero cattolico – in difficoltà sul piano dell’immagine – ricevono così un inatteso supporto da un personaggio pubblico della società laica; chissà che l’approssimarsi del Sinodo non porti nuove rivelazioni da entrambi i campi.