Milano, Salvini e Maroni ai ferri corti
Rapporti sempre più tesi trai due esponenti del Carroccio. Principale motivo di attrito è l’approccio alle elezioni milanesi. Salvini: “Decido io”.
L’esponenziale crescita della Lega Nord tra le preferenze degli italiani sembra aver dato fastidio a parte del centrodestra, anche all’interno della Lega Stessa. Tra gli scontenti c’è sicuramente Maroni, predecessore, seppure per poco tempo, di Salvini alla guida del Carroccio e attuale governatore della Lombardia, una delle ultime roccaforti del centrodestra. I punti su cui si consuma l’attrito trai due principali esponenti della Lega sono i quesiti referendari e la questione autonomista lombarda, e la gestione della prossima competizione elettorale a Milano, dove il centrodestra non vuole ripetere la clamorosa defaillance di 5 anni fa.
In merito alla questione autonomista, Maroni sta portando avanti da mesi un lavoro certosino per assicurare una maggiore autonomia fiscale alla regione e, incassato l’appoggio di molti sindaci democratici, presto sarà a Roma per definire la questione. La regione vuole che una parte maggiore dei fondi che invia a Roma torni sul territorio sotto forma di finanziamenti o di concessione di cassa, permettendo, quindi, alle amministrazioni comunali di avere maggior liquidità da spendere sul territorio. Maroni ha lavorato molto per ottenere l’appoggio dei sindaci dem, i quali hanno addirittura lasciato trapelare la possibilità di appoggiare il referendum in merito, probabilmente indetto per la prossima primavera, se da Roma non arriveranno adeguate risposte. Salvini, invece, vuole una linea portare avanti una linea molto più dura e battagliera, eliminando la trattativa romana, visto che “tanto è inutile trattare con il PD“, e indire immediatamente il referendum che, nonostante faccia aumentare i costi (Maroni vuole indirlo in contemporanea con le prossime amministrative) può essere un’ottima battaglia, anche mediatica, per aumentare ulteriormente il consenso in vista delle prossime amministrative. Questo atteggiamento irrita parecchio il governatore, convinto che, con l’appoggio dei sindaci dem, l’affare con Roma possa andare in porto o, almeno, ottenere un largo appoggio per il referendum creando una profonda spaccatura nell’apparato partitico regionale.
Maroni pretende di dire la sua anche su Milano, dove però Salvini marca il territorio. “Sulle alleanze e la linea politica decido io” tuona il segretario, linea che porta lontano dall’alleanza con NCD. Per la guida della città ci sono ancora pochi nomi nel centrodestra: il favorito, per ora, è il giornalista Paolo Del Debbio, ma Berlusconi ha fatto il nome anche dell’ex Sindaco di Segrate Adriano Alessandrino. Quest’ultimo, però, non ha avuto la benedizione di Salvini il quale si incontrerà a breve con Berlusconi per fare il punto della situazione. Certo è che Salvini, nelle ultime settimane, ha lasciato intendere che non è impossibile una sua candidatura: “Abito e lavoro a Milano da 42 anni, stiamo cercando qualcuno di meglio. Ma farei qualsiasi cosa per la mia città“.
L’unica cosa certa per il leader della Lega è che su Milano non si andrà in alleanza con NCD, il che crea problemi al governatore. Maroni, infatti, professa su Milano un “modello Lombardia”, con una coalizione di centrodestra larga, comprendente NCD e una lista a sostegno del sindaco. La principale preoccupazione di Maroni è che se si estromettesse NCD dalla coalizione milanese si creerebbe un forte problema di coerenza, che potrebbe far addirittura saltare il governo regionale. Una linea che, quindi, potrebbe direttamente ledere gli interessi dell’ex ministro e che potrebbe portare ad una forte spaccatura all’interno del movimento.
Francesco Di Matteo