Greta e Vanessa, quanto può spendere l’Italia per salvare una vita?
Secondo un’analisi economica, per salvare Greta e Vanessa l’Italia non avrebbe dovuto spendere più di 5 milioni di euro. E per i marò non più di 3 milioni.
In questo articolo volutamente tralascerò le implicazioni morali, il ritorno di immagine e tutto il dibattito attorno al tema se sia giusto oppure no, in via di principio, pagare per il riscatto di un ostaggio.
Utilizzerò invece un approccio esclusivamente quantitativo per calcolare il valore soglia della disponibilità a pagare WTP (Willingness To Pay). Potrà sembrare un’operazione asettica, ma in politica economica sanitaria è assai comune verificare, attraverso un’analisi costo efficacia (CEA, Cost Effectiveness Analysis), se ad esempio il prezzo di un nuovo farmaco sia sostenibile per il sistema sanitario nazionale oppure no.
Generalmente si utilizza un valore-soglia pari al PIL medio pro capite per QALY salvato (ossia un anno di vita in buona salute in più) per determinare se un “intervento” sia “costo efficace” oppure no. Come riferimento, la collettività del Regno Unito è disposta a pagare 50.000$ per un anno addizionale di vita al 100% delle potenzialità. L’Italia ha un PIL di circa 32.000€ pro capite e l’Associazione Italiana di Economia Sanitaria nelle sue stime utilizza un valore massimo pari a 40.000€ per QALY.
Ora che abbiamo questi dati, possiamo calcolare il valore-soglia per il caso “Greta e Vanessa”, le due ragazze rapite lo scorso anno in Siria per il riscatto delle quali lo Stato italiano ha speso 11 milioni di euro. Per entrambe, 20 e 21 anni, è possibile calcolare una speranza di vita media di ulteriori 60 anni, secondo le tavole di mortalità ISTAT più aggiornate. Ammettendo che questi anni siano tutti in buona salute (in genere gli anni in buona salute sono una decina in meno rispetto alla speranza di vita), il valore soglia per ciascuna di esse sarebbe 40.000€*60 = 2.400.000€. Raddoppiando tale cifra per le due ragazze, si arriverebbe a 4.800.000€.
Se si fosse trattato di un caso medico lo Stato italiano non avrebbe speso più di 5 milioni di euro. Per esempio, se il problema avesse riguardato uno screening in grado di salvare da una forma cancerogena maligna fulminante due loro coetanee, la cifra di 11 milioni – più del doppio rispetto al valore soglia – sarebbe risultata spropositata e l’esame sarebbe stato volgarmente etichettato quale “esame inutile”.
E i marò? Di certo è possibile utilizzare questo calcolo anche per loro. Per Massimiliano Latorre, che ha 48 anni: 33*40.000€ = 1.320.000€; per Salvatore Girone, 37 anni: 44*40.000€ = 1.760.000€. Complessivamente si arriva ad un valore soglia di 3.080.000€, trascurando le condizioni di salute personali.