Vitalizi: tagliare del 50% le “pensioni d’oro” è possibile
Vitalizi: uno sviluppo nella questione “privilegi della politica”? In preparazione un provvedimento che taglierebbe il 50% di circa 2mila “pensioni d’oro”. Giusto la scorsa settimana la Commissione Affari Costituzionali ha incardinato 7 proposte di legge in materia. La questione che il Parlamento sembra stia attentamente esaminando non è tanto quella di eliminare i vitalizi legati alle cariche elettive ma quella di evitare ingiustificati vantaggi economici . Tuttavia, l’intervento di Tito Boeri, presidente dell’Inps, potrebbe far “saltare il banco”.
Vitalizi: cambiare si può
Innanzitutto, bisogna precisare che finora qualsiasi tentativo di modificare il sistema dei vitalizi si è scontrato con il totem dei “diritti acquisiti”. Questi impediscono di modificare gli “assegni” in corso di erogazione. A questo punto una via da percorrere potrebbe essere quella della legge costituzionale: in virtù della sua retroattività, sembra l’unico modo per aggirare le controversie.
Così la pensa Andrea Mazziotti, deputato di Scelta Civica e presidente della Commissione Affari Costituzionali, che nella sua proposta di legge ha scritto: “la stessa Corte Costituzionale ha più volte riconosciuto che sui diritti di natura pensionistica il legislatore può agire anche retroattivamente per ragioni costituzionalmente meritevoli, a condizione che gli interventi siano ragionevoli e proporzionati”.
Riccardo Nuti dei 5 Stelle e Ileana Piazzoni di Sel, con le loro proposte, chiedono di cancellare il vitalizio per chi viene condannato per delitti di mafia o contro la pubblica amministrazione. La Lega – con Grimoldi – propone di erogarli ma, per quanto riguarda la parte eccedente i 5mila euro lordi mensili, in titoli di stato. Oppure – con Camparini – di abolirli per deputati e consiglieri regionali, sostituendoli con una retribuzione basata sul sistema contributivo, insomma, “ciascuno prende quanto ha versato”. La proposta di Richetti del Pd vorrebbe estendere questo sistema a tutti i dipendenti pubblici e, per quanto riguarda i parlamentari, non solo a chi è in carica ma anche a chi ha terminato il proprio mandato (minimo 5 anni, pensione erogabile non prima dei 65 anni).
Vitalizi: la proposta di Boeri
In questo contesto è arrivato lo scoop di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera: il governo e l’Inps stanno pensando di tagliare del 50% la pensione di 2mila ex parlamentari con un provvedimento che potrebbe comparire già nella Legge di Stabilità. Quello dei vitalizi è da sempre un pallino del presidente dell’ente previdenziale Tito Boeri che, già a maggio, non rinunciava a esprimere una posizione netta al riguardo: le pensioni alte devono essere riallineate ai contributi versati, in pratica, i vitalizi che si concedono – per la maggior parte slegati dal sistema contributivo – “non reggono”.
Dunque, taglio delle “pensioni d’oro” per i politici di lungo corso? La manovra trapelata (basata sul “calcolo attuariale” cioè sui contributi realmente versati) ricadrebbe su circa 2mila ex parlamentari che percepiscono – secondo il “vecchio” sistema, quello “retributivo” – 5mila euro netti al mese: tra di loro personalità del calibro di Violante, Fini, Occhetto, Veltroni, Pisanu – senza dimenticare Nichi Vendola – che perderebbero il 50% del proprio vitalizio. Le casse dell’erario ne ricaverebbero circa 100 milioni di euro.
Una cifra di entità modesta ma neanche tanto, visto che l’esborso complessivo per lo Stato, alla voce “vitalizi”, è al momento di 400 milioni. Tuttavia, qualcuno fa notare, che non è tanto il denaro recuperato a rendere “rivoluzionaria” la proposta Boeri, la sua importanza risiederebbe nello “scardinamento” – visto che il “taglio” sarebbe “per legge” – del principio per cui sono parlamento e consigli regionali a decidere il proprio trattamento pensionistico, oltre che retribuzione, diarie, etc.