L’annuncio del premier Renzi di voler immettere il pagamento del canone Rai (ridotto di 13 euro) all’interno della bolletta elettrica ha fatto storcere il naso a molti. L’Istituto Bruno Leoni ha bocciato l’idea del presidente del Consiglio.
Agganciarla al servizio elettrico la renderebbe un’imposta nascosta all’interno di una tariffa, rendendo più difficile per il contribuente capire cosa stia pagando e perché. Sappiamo che lo Statuto del contribuente è come se non ci fosse, ma il principio di trasparenza, che in quella legge dello Stato viene invocato, dovrebbe valere a prescindere dal fatto che i governi ne abbiano sempre fatto carta straccia. Inoltre, l’occultamento del canone e la difficoltà conseguente nell’isolarlo rispetto al resto della bolletta renderebbe definitiva la presunzione di possesso dell’apparecchio ricevente: tutti quelli che hanno la luce pagheranno il canone. Una platea diversa e più vasta di quanto hanno una tv. Spetterà al contribuente dimostrare il contrario, sempre che si rammenti che nel pagare la corrente elettrica finanzia anche la Rai. Non è questo il modo con cui si affronta l’evasione di questa imposta, se è tale l’obiettivo che si propone il governo. Questo, piuttosto, è il modo di snaturarla definitivamente. L’obiettivo, chiaro, è quello di aumentare arbitrariamente il gettito ad essa collegato facendolo pagare furtivamente a tutti. Un’alternativa ci sarebbe: si chiama privatizzazione
Davide Giacalone su Libero, ha fatto le pulci alla proposta del capo del governo. La scoperta non farà felice i contribuenti.
Il solo modo per rendere praticabile l’oscenità consiste nel separare la tassa dal possesso del televisore, considerandola un contributo obbligatorio al finanziamento di una società per azioni, che agisce in un mercato aperto alla concorrenza, le cui azioni sono possedute dallo Stato. Bella roba.
Ma non si può fare diversamente, se si vuol dare seguito all’ultima annunciazione renziana. Non solo ci sono cittadini che pagano un canone e più bollette elettriche (come me, visto che non illumino l’ufficio con le candele), ma ce ne sono che pagano un canone, essendo una sola famiglia, ma hanno bollette elettriche intestate a persone diverse (ad esempio per le seconde case).
Oggi la legge esclude che debbano pagare due (tre, quattro…) volte il canone, ma domani come si fa a distinguere? E che si fa, con i presunti evasori, si stacca loro la luce? O nessuno può essere evasore perché manco s’accorge di pagare, sicché paga oltre il dovuto per legge?
L’unica è rescindere la relazione fra tassa e televisore. Solo che ne deriva un simpatico paradosso: fin qui paghi 113,50 euro, domani ti fanno lo sconto di 13, ma ne paghi 200. Dal dimezzamento al raddoppio. M’incuriosisce sapere in quale accademia per truppe da sbarco taluni hanno approfondito i propri studi fiscali. Mi colpisce il fatto che neanche si prenda in considerazione la sola ipotesi virtuosa: diminuire le spese.