Scioperi: l’8 dicembre inizia il Giubileo e il governo vuole tutelarsi da scioperi di massa che andrebbero a creare non pochi disagi ai milioni di pellegrini attesi nella Capitale. Se ci mettiamo anche che la credibilità internazionale di Roma è stata intaccata pesantemente negli ultimi mesi a causa di inchieste giudiziarie, degrado cittadino e un sindaco screditato perfino dal Papa, si capisce perché il governo vuole muoversi velocemente. Cosí ieri Repubblica ha anticipato le possibili norme allo studio di Palazzo Chigi in questi giorni. A Matteo Renzi infatti non basta l’approvazione del decreto Franceschini – peraltro ancora da convertire in legge – che trasforma musei e luoghi di cultura in servizi pubblici essenziali regolati dalla legge 146 del 1990. No, il governo vuole andare oltre per scongiurare definitivamente un nuovo “caso Colosseo”.
Scioperi: le proteste di Ichino e Damiano
Secondo il quotidiano di Largo Fochetti ripreso stamani da Libero, il governo vuole evitare i tempi lunghi e intrisi di ostacoli di un ipotetico disegno di legge. Ad oggi in Parlamento ne sono stai presentati diversi sul tema degli scioperi come quello di Pietro Ichino – senatore Pd ed ex montiamo, ideologo del jobs act – o quello di Cesare Damiano – ex sindacalista ed oggi componente dell’ala dialogante interna del Partito Democratico. Ma, come detto, il governo vorrebbe evitare il prevedibile fuoco di sbarramento di opposizioni e sindacati. E la soluzione sarebbe approvare l’ennesimo decreto con la scusa dell’anno santoalle porte.
Una soluzione sarebbe quella di dichiarare legittimi solo gli scioperi indetti da almeno il 5% dei lavoratori e, in piú, almeno il 30% dei dipendenti. Questa, in soldoni, è la proposta di Damiano mentre quella di Ichino è nettamente piú radicale – sono ammessi solo gli scioperi con il consenso della metà dei dipendenti – e porterebbe senza dubbio nuove proteste dal mondo sindacale.
Scioperi: il piano per spianare i sindacati
Ora sta al governo scegliere: meglio approvare un decreto “strong” in tempi brevi che peró porterebbe ad uno scontro frontale con i vari Landini e Camusso – e di conseguenza ad un nuovo “autunno caldo” – o mettere su un tavolo di confronto con le diverse sigle sindacali per trovare un accordo nel merito che, d’altra parte, rischierebbe di allungare pericolosamente i tempi?
Fino ad oggi l’esperienza ci insegna che Renzi ha sempre mantenuto il punto, a testa bassa, a costo di provocare mobilitazioni e scioperi (vedere “Buona scuola”). Ma in questo caso l’oggetto della contesa è diverso perchè direttamente connesso con l’organizzazione interna dei sindacati. Si vedrà.
Intanto stamani il premier incassa l’endorsement anche di Libero che ha aperto con un titolo emblematico: “ecco il piano di Renzi per spianare i sindacati”. Nell’editoriale il direttore Maurizio Belpietro – da sempre critico nei confronti del premier – ha lodato il decreto Franceschini dello scorso 19 settembre e si è auspicato che il governo continui a fare “le unghie” ai sindacati.