Dopo la sospensione di 5 giorni dei senatori di Ala, D’Anna e Barani, per gli insulti sessisti rivolti ad alcune senatrici, nel mondo della politica si discute su come arginare questo fenomeno. I fatti incresciosi di venerdì scorso sono infatti solo l’ultimo episodio di una serie che va avanti da anni. Occorre quindi porvi rimedio. La presidente della Camera Laura Boldrini fa notare che un emendamento alla riforma del regolamento della Camera che prevede 40 giorni di sospensione per chi in Aula si rivolge con insulti a sfondo sessista, “è fermo in giunta ormai da un anno“.
Insulti sessisti, Moretti: “Tagliamoli lo stipendio”
Nel Pd c’è chi però vuole intervenire più duramente. Come la capogruppo dem in Veneto, Alessandra Moretti: “Individui che utilizzano questi toni e questi metodi mal rappresentano le istituzioni. Sono quanto di più vecchio e retrogrado esista perchè la società e i cittadini non accettano gesti sessisti, misogini e comportamenti discriminatori. Credo che questi comportamenti debbano essere puniti con sanzioni disciplinari ed economiche esemplari”. Si ma come? ” Invece di sanzionare con l’espulsione per tre giorni o cinque giorni dalle sedute, tagliamogli due o tre o cinque mensilità di stipendio. Sono convinta che si guarderebbero dal compiere gesti osceni”.
Insulti sessisti, D’Anna: “Vittima di gogna mediatica”
E i diretti interessati cosa dicono? Vincenzo D’Anna, in una nota, si professa innocente e chiede a Grasso di mostrare tutti i i filmati che ha a disposizione “altrimenti”, provoca il senatore verdiniano, “entrerò in sciopero della fame“. D’Anna si sente vittima di una “gogna mediatica”. “All’esito del filmato messo in onda durante la trasmissione Striscia La Notizia, dal palese esame del labiale – afferma il portavoce del Gruppo Ala – emerge chiaramente quel che ho sempre detto circa le frasi e i gesti da me prodotti in Aula. Insomma: quanto ho ripetutamente affermato finora è vero, nel senso che quei gesti mimavano quelli poc’anzi provocatoriamente rivolti dalla senatrice Lezzi del M5S, nei confronti dei senatori Falanga e Barani”.