Marino si dimette: ecco la sua lettera

Dopo una lunghissima e intensa giornata in cui il Campidoglio ha catalizzato l’attenzione della politica nazionale ecco giungere la lettera di dimissioni del sindaco Marino. I quotidiani, stamattina, riportavano di ricostruzioni secondo cui il Pd era ormai pronto a scaricare il sindaco della Capitale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, iniziato dall’inchiesta di Mafia Capitale, è stata la vicenda degli scontrini e delle spese con la carta di credito del Comune di Roma effettuate dal primo cittadino.

Alla rendicontazione delle spese sono seguite le smentite dei ristoratori secondo cui le cene documentate da Marino non erano state affatto cene o incontri di rappresentanza. A metà mattinata si sono rincorse voci, poi confermate, delle dimissioni degli assessori Pd. Di li una lunga fase di empasse in cui il sindaco Marino ha resistito per diverse ore alle richieste di dimissioni avanzate anche dal Pd, suo partito di riferimento. Incontro pomeridiano tra il commissario del Pd di Roma Orfini e i consiglieri democratici. In prima serata la decisione di Marino di dimettersi con una lettera aperta ai romani. Nella lettera (di seguito trovate il testo integrale) il sindaco dimissionario sottolinea che ha venti giorni per ritirare le dimissioni e comunica la sua intenzione di verificare le condizioni politiche per andare avanti nella sua esperienza di sindaco di Roma.

Dimissioni Marino: ecco la lettera

“Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme. In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi. Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito. Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere. Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città. Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio”.

L’inchiesta aperta dalla Procura di Roma sulle spese del sindaco Ignazio Marino è solo l’ultima delle vicende che riguarda la Capitale. Ma potrebbe essere l’ultima che riguarda Ignazio Marino da sindaco. Infatti sembra che neanche il Pd (Renzi in primis) abbia più intenzione di offrire il sostegno politico in una situazione che si fa ora per ora più difficile. La vicenda degli scontrini e le smentite a danno di Marino sulle sue cene di rappresentanza, secondo moltissime indiscrezioni, hanno fatto perdere la pazienza degli ultimi dirigenti del Pd ancora disposti a concedere tempo al sindaco.

Sempre secondo la versione dei ben informati il premier Renzi non vuole sentire parlare del primo cittadino della Capitale già da tempo. La novità è che anche Orfini, commissario inviato dal segretario dopo lo scalpore dell’inchiesta Mafia Capitale, sembra quasi rassegnato di fronte alla possibilità di invertire la rotta. Anche perché, stando alla versione dell’assessore capitolino ai trasporti Esposito, Marino passa la gran parte del suo tempo a difendersi dagli attacchi.

Si rincorrono le voci di dimissioni al Comune di Roma: secondo fonti attendibili l’intera giunta sarebbe dimissionaria (adesso si trova in riunione con il sindaco al Palazzo Senatorio). Anche l’assessore Esposito non nasconde la sua preoccupazione: “Il quadro non ci consente di andare avanti”. Il sindaco Ignazio Marino è però intenzionato a resistere. Ma ancora per poco. Gli assessori “renziani” hanno infatti rassegnato le loro dimissioni: si tratta del vicesindaco Causi e degli assessori Esposito e Luigina Di Liegro.

Nel pomeriggio si è svolto l’incontro tra Orfini e il segretario romano di Sel, Paolo Cento, per fare il punto sulla situazione in Campidoglio. A quanto si apprende i due si sono sentiti e hanno concordato questa linea: attendono un passo indietro del sindaco Ignazio Marino altrimenti ci sarà la possibilità di sfiduciare in Aula il primo cittadino.

Marco Causi, assessore Pd dimissionario, e Alfonso Sabella si stanno recando in Campidoglio per vedere il sindaco Marino dopo un incontro col commissario Pd di Roma, Matteo Orfini. A quanto si apprende i due hanno il compito di comunicare al sindaco che “è finita ed è meglio dimettersi”.

 

Dimissioni Marino, Il destino politico della Capitale

Cosa succede se Marino va a casa? Tutti i sondaggi (e anche il  nostro) danno il MoVimento 5 Stelle il primo partito di Roma: il centrosinistra dovrebbe organizzarsi in tempi brevi per la scelta di un candidato sindaco competitivo. Girano i nomi del prefetto Gabrielli o del deputato renziano Giachetti. Stravolti i piani del premier Renzi che sperava di allungare i tempi e far votare la Capitale nel 2017 per evitare di consegnare la città al M5S o ad una coalizione di centrodestra guidata dall’imprenditore Marchini.

La mossa di Marino: restituisco i soldi

In serata il sindaco Marino registra un video e dichiara: “Regalo a Roma i 20mila euro spesi con la carta di credito intestata al sindaco per rappresentanza. Sono spese fatte tutte nell’interesse di Roma, compresi quei 3.540 euro investiti nella cena con il mecenate Usmanov, arrivata alla fine di una serie di incontri che hanno portato nelle casse del Campidoglio 2 milioni di euro. Con questo gesto voglio mettere un punto alle polemiche inutili e surreali degli ultimi giorni, che non fanno bene a Roma. Ora andiamo avanti per il bene della città, pensando alle cose concrete, che davvero cambiano e migliorano la vita delle romane e dei romani”.