Risultati elezioni Bielorussia: Alexander Lukashenko, Presidente bielorusso, è stato rieletto per la quinta volta nelle elezioni di ieri con l’83,5% dei voti. Addirittura, il suo successo è stato superiore a quello riportato 5 anni fa quando i consensi raccolti avevano raggiunto l’80%. Una vittoria schiacciante che potrebbe presagire un avvicinamento all’Occidente e una sempre maggiore “conflittualità” con la Russia.
Lukashenko risiede stabilmente al vertice della nazione bielorussa da poco più di vent’anni. Nel 2005, l’allora segretario di Stato americano Condoleezza Rice lo definì “l’ultimo dittatore d’Europa”. Tuttavia, nonostante le pressioni a cui vengono sottoposti gli organi di informazione e la sistematica repressione del dissenso, Lukashenko sta provando a ripulire la sua immagine.
L’anno scorso, prima, ha criticato l’annessione russa della Crimea e, dopo, ha ospitato i colloqui per la pace nelle regioni orientali dell’Ucraina che hanno visto protagonisti Putin e Poroshenko. Recentemente, ha anche ordinato la scarcerazione di 6 leader dell’opposizione che avevano partecipato alle proteste di massa seguite alle elezioni del 2010 (palesemente “truccate”). Inoltre, nel mese di settembre, di fronte alla richiesta russa di costruire una base aerea in Bielorussia, ha risposto che “il paese non ne ha bisogno”.
“Abbiamo fatto tutto quello ci si chiedeva dall’Occidente alla vigilia del voto – ha detto ieri il Presidente bielorusso – se la volontà è quella di migliorare le nostre relazioni, niente può più impedirlo”. A quanto si apprende da fonti diplomatiche citate da più parti, l’Ue presto potrebbe ritirare per 4 mesi le sanzioni emesse contro la Bielorussia e lo stesso Lukashenko “a meno di repressioni dell’ultimo minuto”.
Risultati elezioni Bielorussia: la dinastia Lukashenko
“Ci sono dittatori peggiori di me, no? Io sono ancora il male minore” ha dichiarato durante un’intervista, rilasciata nel mese di aprile, il leader bielorusso riferendosi chiaramente a Vladimir Putin. L’ex candidato presidente Andrei Sannikov, incarcerato dopo le proteste del 2010 e liberato due anni dopo, la chiama la “strategia del pendolo”: Lukashenko un giorno è il migliore amico di Putin, un giorno è il miglior amico di Bruxelles.
La verità è che il Presidente bielorusso sta cercando di sfruttare a suo favore le tensioni tra Occidente e Russia con un solo obiettivo i “soldi”. All’ultima assemblea delle Nazioni Unite, il primo incontro è stato, non a caso, fa notare Sannikov, con Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale. Anche se il Pil bielorusso cresce ogni anno, sin dal 1994, Minsk ha 4 miliardi di euro di debito con l’estero.
Detto questo, l’elettorato bielorusso sembra essersi recato alle urne con in mente le vicende ucraine. Kiev non sta certo meglio rispetto a quando c’era Yanukovich, anzi. D’altra parte, in Bielorussia lo stato possiede l’80% dell’industria nazionale: se non ricchezza, Lukashenko è sinonimo di stabilità e occupazione.
Questa sensazione viene confermata anche dal drastico calo del numero dei partecipanti ai raduni dell’opposizione (devitalizzata da frequenti arresti e, persino, sparizioni – i suoi candidati spesso sono solo degli “sparring partner” che servono per legittimare il risultato finale); insomma, i bielorussi hanno preferito mantenere il “male minore” e, adesso, come tutti, si chiedono se verranno varate delle riforme per agganciarsi all’Europa o se il paese vorrà di nuovo stringersi in un abbraccio con la Russia.
Dopo il risultato elettorale, secondo alcuni, Lukashenko potrebbe voler porre le basi per trasformare la sua “democratura” in un vero e proprio stato “dinastico” sul modello della Corea del Nord. L’ipotesi suggestiva, quanto perversa, poggia sul sempre maggiore coinvolgimento del figlio Nicolai, di appena 11 anni, in importanti occasioni diplomatiche. Con “Kolya” – il diminutivo di Nicolai – il Presidente bielorusso si è recato al seggio domenica, ma la prima apparizione pubblica di un certo rilievo che l’ha visto accanto al padre risale al 2008. Da allora Nicolai Lukashenko ha incontrato personaggi del calibro di Benedetto XVI, Hugo Chavez, Medvedev gli ha regalato un pistola in ora massiccio.
La Costituzione bielorussa prevede che il Presidente debba avere minimo 35 anni. Il passaggio di testimone richiederebbe che Lukashenko fosse confermato per almeno altri 25 anni: la possibilità di inaugurare una dinastia c’è, dunque, ma solo a “lungo termine”. Il messaggio comunque è chiaro: “non vi libererete presto di me”.