Domenica di importanti elezioni in 6 Comuni italiani in tre diverse Province.
Nel Bolognese si votava per capire se Porretta Terme e Granaglione volevano o no unirsi in un unico Comune, e se si, come si volevano chiamare. Nel Parmense analogamente protagonisti Zibello e Polesine. Nel Riminese, coinvolti Montescudo e Monte Colombo.
Non esattamente elezioni di primo piano, ma interessanti sotto l’aspetto del segnale di un potenziale trend di riduzione della frammentazione e quindi ottimizzazione delle stese.
Vediamo le cose nel dettaglio: chi sono e cosa hanno fatto.
A Porretta a sostegno fusione tra Comuni: più risorse, meno burocrazia, più efficienza #porrettaterme #granaglione pic.twitter.com/yOxoavqRGV
— Stefano Bonaccini (@sbonaccini) 7 Ottobre 2015
Unione di comuni: i risultati delle consultazioni
Porretta Terme è il più grande dei Comuni coinvolti: quasi 5000 abitanti, poco più di 3700 aventi diritto al voto, 1600 (43%) votanti. Molto più coinvolti gli abitanti di Granaglione – quasi 2000 in tutto – con partecipazione del 63%. I SI alla fusione sono stati rispettivamente il il 93 ed il 63 % ed il nome più votato tra i proposti è stato “Granaglione Porretta Terme”. Ottimo.
Anche nel parmense i due comuni hanno scelto di fondersi, seppur – a quanto traspare dal voto – non convintissimi: a breve daranno vita ad un Comune di ben quasi 3500 abitanti, ma evidentemente con qualche diffidenza i quasi 2000 abitanti di Zibello (ha votato solo il 49% e di questi solo il 51% ha scelto la fusione) ed i quasi 1500 di Polesine (ha votato il 50% e solo il 52% a favore della fusione). Con un risultato così risicato, speriamo che le divergenze possano appianarsi e non si debba partire con già all’orizzonte un divorzio.
Nel riminese infine, Montescudo e Monte Colombo (circa 3500 abitanti cadauno) si fondono nel disinteresse generale. I SI hanno ottenuto l’84 ed il 68 % dei consensi, ma al voto si sono recati solo il 28 ed il 30 % degli aventi diritto: un peccato che il bel tempo abbia tenuto i cittadini lontani dalle urne nel giorno in cui potevano decidere di dare vita ad un Comune di quasi 7000 abitanti.
In ogni caso le vittorie dei SI aprono uno spiraglio alle economie di scala nella politica locale. Chissà che il trend non prosegua: nell’arco di qualche decennio potrebbe anche accadere che tutti i Comuni si ritrovino sopra i 10.000 abitanti; magari si potrebbe scoprire che anche questo è un modo per ottimizzare le spese nella gestione della Res Publica.