Caos Libia, al via l’offensiva anti-islamista
Si riaccendono i riflettori internazionali sulla Libia; il paese che fu del “colonnello” Gheddafi – a tre anni dalla deposizione di quest’ultimo, non ha ancora trovato pace – è ripiombato nel caos venerdì quando, a Bengasi (la più grande città della Cirenaica) l’Esercito Nazionale Libico, comandato dall’ex generale Khalifa Haftar, ha dato inizio a un’offensiva contro le formazioni islamiste che di fatto esercitavano ( e tuttora esercitano) il controllo sulla città; sia il governo sia il Parlamento di Tripoli hanno dichiarato fermamente che, quello di Haftar a Bengasi, è stato un golpe, l’ex generale ha risposto di non essere interessato al potere ma di mirare piuttosto a liberare la Libia dai terroristi.
Nella giornata di ieri il conflitto si è esteso anche alla capitale Tripoli dove, le milizie berbere che fanno base nella città di Zintan, comandate da Mukhtar Farnana ex capo della polizia militare, hanno attaccato il Parlamento: al momento dell’attacco vi si stava discutendo la conferma della fiducia al premier Ahmed Maiteeq, eletto la settimana scorsa con la risicata maggioranza di 121 voti su 200: Maiteeq, giovane uomo d’affari, è considerato il “cavallo di Troia” delle componenti dell’integralismo islamico (tra cui spiccano le milizie di Ansar al-Sharia, vicine ai nigeriani di Boko Haram) all’interno del governo libico.
Le fonti ufficiali del governo libico ritengono che i due attacchi non siano in relazione, tuttavia, sembra più probabile che, le milizie di Zintan e l’Esercito Nazionale Libico di Haftar, abbiano fatto fronte comune, probabilmente – visti i mezzi che entrambe le formazioni hanno dimostrato di avere nelle proprie possibilità – appoggiati da un fronte che da Washington passa per Roma (si teme fortemente il ruolo delle milizie islamiche nel traffico di esseri umani, come rilevato dal Senatore Marco Minniti) arrivando a Il Cairo (l’ex capo dell’esercito e, quasi sicuramente prossimo presidente dell’Egitto, Abdel Al Sisi ha giurato guerra al “terrorismo”).
Sulla stessa figura di Haftar aleggia il “fantasma” della CIA: ufficiale gheddafiano durante la guerra in Ciad, una volta catturato viene abbandonato dal “colonnello” e salvato, invece, dalle truppe americane che lo portano negli Usa, dove vivrà per 20 anni vicino alla sede della CIA presso Langley, fino al ritorno in Libia nel 2011.
Guglielmo Sano