Quella di ieri è stata la sua vittoria. Certo, anche di Matteo Renzi che nei mesi passati aveva più volte minacciato di tornare alle urne se il percorso della riforma costituzionale fosse stato interrotto. Ma la vera protagonista della riforma che modifica più di 70 articoli della Costituzione di Calamandrei e Togliatti, è lei: Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento. Così, in un attimo, il neutrale “ddl 429” si trasforma nel “ddl Boschi”, riconoscimento regale alla madrina della nuova Costituzione.
Alle 17 e 34 di ieri pomeriggio – mentre il Presidente del Senato Grasso annunciava l’esito del voto finale– molti senatori accorrevano al suo scranno. Abbracci. Baci. Un selfie. Click. E i giornalisti? Tutti da Maria Elena, circondata in un attimo da microfoni e taccuini.
D’altronde, si sa, il primo comandamento del renzismo è: racconta, spiega, incornicia. In una parola: sii un buon storyteller. Così – Grasso non ha ancora sospeso la seduta – un minuto dopo arriva il tweet: “semplicemente una bellissima giornata. Per noi ma soprattutto per l’Italia. Grazie a chi ci ha sempre creduto. E’ proprio #lavoltabuona”. Non tutti però hanno dimestichezza con cinguettii e followers. E al referendum del 2016 voteranno anche i meno giovani. Allora, in tempo per il notiziario delle 20, il ministro registra una breve intervista con il Tg1. Sorriso smagliante, abito istituzionale, prosa cadenzata da prima della classe. “Non ho paura del referendum – dice sicura – gli italiani sapranno scegliere tra chi vuole un’Italia più moderna e più semplice e chi vuole restare ancorato al passato”. La notizia non c’è, tutto già noto da tempo: il referendum sarà un plebiscito. Prendere o lasciare. Noi contro loro.
L’aretina Boschi ormai studia da premier, sussurra qualcuno. Ma non sarà la Claire Underwood nostrana. No, perché di eliminare il suo padrino politico Renzi, non ne vuole proprio sapere. Non fosse solo perché la sua ascesa politica si deve interamente a lui. Infatti è stato proprio il premier a portarla dal suo studio di avvocato di provincia allo scranno che fu – tra gli altri – di Giovanni Gioia, Remo Gaspari e Sergio Mattarella (ma anche di Carlo Giovanardi, sic!). Tutto questo in soli due anni. Mica male. No, di buttar giù Renzi, Maria Elena proprio non ne ha voglia. Un giorno forse potrà ricevere da lui la campanella tanto ambita: “il premier è Renzi sicuramente fino al 2018, spero fino al 2023. Se vuole ne riparliamo allora…” diceva Maria Elena poco più di un mese fa al cronista del Corriere della Sera. Ma oggi no. Deve scortare la nave fino al porto. E per ora, il ministro si accontenta di passare alla storia come il nume tutelare di una riforma storica per l’Italia.
Ma le indiscrezioni e le veline giornalistiche non si possono fermare a questo. Non può bastare. Così, stamani, un retroscena di Libero la dà già come prossima Presidente della Camera, ammesso e non concesso che il Pd vinca le politiche del 2018. Ma se così fosse – continua il quotidiano di Belpietro – la Boschi sarebbe perfetta per guidare un’istituzione che esce molto rafforzata dalla riforma approvata ieri in terza lettura. E Montecitorio potrebbe diventare il trampolino di lancio verso Palazzo Chigi. Sarebbe la prima volta nella storia repubblicana. Fantapolitica? Forse. Intanto oggi Maria Elena Boschi studia i dossier, tesse le sue trame, coltiva amicizie nei salotti che contano, incontra capi di Stato, ammalia i volontari della Bolognina. E un giorno chissà. Perché – come diceva Andreotti, buon anima – il potere logora solo chi non ce l’ha.
Giacomo Salvini