Il Ministro Giuliano Poletti difende la sua ‘creatura’, il Decreto Lavoro. L’efficacia dell’iniziativa sarà comprovata in un anno di applicazione, non prima. Solo allora sarà possibile come renderà “più facile per le imprese rinnovare i contratti a termine”.
Al convegno ‘Tuttolavoro’, organizzato dal Sole 24 ore, Poletti afferma come: “tra 12 mesi verificheremo gli esiti. Se questi saranno positivi intensificheremo e se invece dovessero dimostrare che non abbiamo infilato la strada giusta, la cambieremo”, lasciando comunque aperta la via delle modifiche.
Il Ministro del Lavoro, poi, ha confermato la promessa di voler essere mezzo per la ripresa del lavoro giovanile e strumento per la crescita delle imprese: “nei prossimi giorni partiremo con una comunicazione sul servizio. Faremo i primi spot per le imprese, invitandole ad iscriversi e ad offrire opportunità ai giovani, perché bisogna far agire tutti e due i mondi, quello dei giovani e quello delle imprese. Sulla formazione ha ribadito l’iniziativa governativa sulla semplificazione dei “percorsi dei programmi formativi perché erano troppo complicati e burocratizzati”. Quindi sui procedimenti istituzionali: “dovremo rapidissimamente lavorare sulle deleghe, presentate al Senato, e dobbiamo essere pronti con i decreti per prepararci ad applicarle bene”. Concludendo sul tema il titolare del Lavoro e delle Politiche Sociali ha chiesto “una reazione positiva e un buon uso delle norme” da parte degli imprenditori, ai quali “vogliamo chiedere di smettere di usare impropriamente i contratti. Oggi non hanno più scuse perché ci sono tutti gli strumenti dentro la legge”.
Partono le critiche. Per Licia Ronzulli, europarlamentare di Forza Italia, “il Job Act doveva essere, nelle intenzioni di Renzi e del Governo, la panacea al male assoluto del nostro Paese che è la disoccupazione, arrivata ormai al 12,7 per cento. Oggi, invece, il ministro Poletti ha candidamente ammesso che gli esiti del decreto lavoro sono tutti da verificare e che fra un anno si potrebbe anche cambiare strada, se i risultati non dovessero essere soddisfacenti. Queste parole sono una pietra tombale per le speranze dei disoccupati di trovare lavoro e anche per le aziende che non possono fare affidamento su un quadro normativo stabile perché le norme in tema di lavoro potrebbero cambiare nuovamente”. Poi l’attacco al Governo Renzi, cieco ed inadeguato: “mi domando allora cosa ci stia a fare Poletti al ministero del Lavoro: se non è in grado di dare risposte concrete ed immediate alla piaga della disoccupazione allora si dimetta. Non si può andare a tentativi e scherzare con il futuro delle persone, specie di quelle che vivono l’angoscia della disoccupazione”.
Alle critiche replica Poletti che rivendica un apprendistato “più applicabile di prima” e chiude con una battuta: “abbiamo avviato un percorso sull’alternanza scuola-lavoro e abbiamo ricevuto delle critiche”. Praticamente “ci hanno accusato di voler togliere i giovani dalle scuole”. Tuttavia oggi “abbiamo in Italia 2,3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano: dove eravate quando succedeva questo? Eravate al mare? Allora tornateci e lasciateci lavorare perché pensiamo che l’apprendistato così come lo abbiamo configurato sia significativamente più applicabile di prima”.