Elezioni Egitto: le autorità egiziane hanno concesso una mezza giornata di “permesso” a tutti i lavoratori statali per provare ad aumentare la scarsa affluenza registrata finora – anche le imprese private sono state caldamente invitate a fare lo stesso. La tornata darà al paese un nuovo parlamento: l’ultimo è stato sciolto nel 2012. Oggi, è il secondo giorno di voto in 14 province egiziane, le più note quelle di Giza e Alessandria, mentre il mese prossimo si andrà al ballottaggio nelle altre 13 province così come nella capitale Il Cairo; i risultati definitivi verranno comunicati solo a dicembre, nel corso dello stesso mese avverrà l’insediamento dei 596 nuovi deputati egiziani.
Anche se le autorità centrali non hanno fornito dati ufficiali sull’affluenza hanno riconosciuto comunque che la percentuale dei votanti è rimasta molto bassa: secondo Al Jazeera solo il 10% degli aventi diritto ieri si è recato alle urne per scegliere la composizione del primo parlamento dopo la deposizione dell’ex-presidente Mohammed Morsi. Bassissima anche la percentuale di votanti all’estero.
Elezioni Egitto: quale democrazia se si ritorna a Mubarak?
L’analista H.A. Helleyer, esperto del Royal United Service Institute di Londra e del Brooking Center for Middle East Policy di Washington, ha riferito a diversi media che i dati sull’affluenza “non stupiscono molto” poichè “l’atmosfera politica in Egitto è in costante peggioramento”. Da un lato la sempre maggiore “apatia” dell’elettorato (soprattutto quello più giovane), dall’altro un “costante giro di vite contro diverse forme di opposizione”, nel migliore dei casi, consegneranno all’Egitto un parlamento “frammentato” ma è molto più probabile che l’organismo di controllo sull’esecutivo sarà popolato di forme più o meno esplicitamente pro-Al Sisi.
D’altronde, la maggioranza dei 5mila candidati a un seggio sostiene l’attuale presidente egiziano, un dato a cui bisogna aggiungere il boicottaggio del voto da parte sia delle opposizioni islamiste, in particolare i Fratelli Musulmani, che di quelle liberali e di sinistra. Mohamed Soudan, esponente di spicco proprio della suddetta congregazione e consigliere per gli affari esteri di Morsi, ha dichiarato che queste elezioni devono solo dare “l’impressione delle democrazia”. Sono state unicamente le pressioni occidentali a convincere Al Sisi, ha aggiunto Soudan.
Più o meno simile la posizione dell’editorialista Ibrahim Issa che, a differenza di Soudan, ha fortemente sostenuto la cacciata di Morsi e la salita al potere di Al Sisi. Quasi niente è cambiato in Egitto sotto il profilo politico dal 2011, dalla rivolta contro Hosni Mubarak – ha scritto Issa sul quotidiano Al Maqal – semmai l’assenza di politica dalla sfera pubblica ha portato Al Sisi ad essere il centro intorno al quale ruota ogni avvenimento in Egitto. Una situazione molto simile a quella di 4 anni fa, “chi non si accorge che siamo tornati al “vecchio”, se non sta esitando un pò, quantomeno si sta dimostrando cieco”.