“La norma è la stessa anche sulla questione dei castelli che dunque – a differenza di quanto si dice con tono scandalizzato – pagheranno (come per abolizione ICI del 2008). Ironia della sorte: i castelli furono parzialmente esentati dai governi successivi, anche di centrosinistra, perché considerate residenze storiche, ma le categorie catastali A1, A8, A9 avranno lo stesso trattamento della misura del 2008”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scelto il grande megafono del social network Facebook per precisare la modulazione della tassa sulla prima casa contenuta nella nuova legge di Stabilità attesa in queste ore in Parlamento per la presentazione ufficiale dell’intero articolato.
Imu o Ici?
Le categorie catastali A1, A8 e A9, corrispondenti alle ville, ai castelli e alle residenze di lusso o interesse storico, secondo le parole dell’inquilino di palazzo Chigi, vedranno dunque applicata normalmente l’aliquota fiscale dell’Imu proprio come previsto dall’abolizione ICI di berlusconiana memoria. Il segretario del Pd ha tenuto comunque a sottolineare che, rispetto alle azioni intraprese da quel Governo, l’esecutivo attuale non cambierà idea circa l’abolizione della tassa reinserendola fra qualche anno e che i gli Enti locali vedranno garantiti tutti i mancati introiti derivanti da tale politica d’alleggerimento fiscale.
Tasi e soglia del contante
Dovrebbero poter essere di diversa natura le scelte del Governo per ciò che riguarda le seconde case di proprietà. Se per le prime abitazioni, non per tutte salvo nuovi contrordini, sarebbero infatti elise sia l’Imu che la tassa sui servizi indivisibili, la Tasi, per le seconde, invece, il calcolo degli addizionali di quest’ultima imposta dovrebbe rimanere invariato. Per i Comuni che avevano optato per le detrazioni, scegliendo di non sommare l’intero risparmio a favore dei cittadini sulla prima casa, sono circa 400 in Italia, ma si prendano ad esempio Roma e Milano, stando alle nuove sembianze assunte dalla manovra, non vi sarebbe dunque più alcuna possibilità di effettuare uno sconto fiscale stimato tra i 100 e i 200 euro. Nel suo lungo comunicato, effettuato tramite Facebook a margine delle ultime polemiche di questi giorni, il premier Matteo Renzi ha dedicato parte della sua attenzione alla difesa dell’innalzamento della soglia del contante spendibile dagli attuali 1000 euro a 3000, fornendo un paragone di merito con i Governi precedenti e dicendosi certo che tale norma non possa essere definita d’aiuto e sostegno per il fenomeno dell’evasione fiscale: “Sul contante. Il limite del contante con il Governo Prodi era a cinquemila euro. Il Governo Monti lo ha portato a mille euro. Noi ci attestiamo su una via di mezzo: tremila euro. È una misura semplice, è una misura liberale, è una misura per aiutare i consumi e sbloccare molte famiglie italiane. Il limite del contante non aiuta l’evasione, né la combatte”.
Legge di Stabilità: un po’ di chiarezza non guasterebbe
Quello che nei corridoi di Escher degli annunci sbandierati a gran voce, delle precisazioni, delle polemiche di partito e delle ritrattazioni fulminee riguardanti tale manovra finanziaria, sembra veramente mancare, è un pizzico di raziocinante trasparenza che certo gioverebbe al contribuente. Secondo l’ultimo comunicato stampa fornito da palazzo Chigi l’intera manovra, di un volume monetario pari a 26,5 miliardi di euro aumentabili però a 29 sempre che l’Ue conceda uno 0,2 per cento di margine di flessibilità sul rapporto deficit/Pil, prevederebbe forti incentivi al consumo tramite la diminuzione della pressione fiscale, nuovi fondi per la lotta alla povertà e ammortamenti per i macchinari industriali. Tuttavia, ed è ciò che in questi giorni dovrebbe segnare il cammino dell’esecutivo e della manovra in Parlamento, rimangono in gran parte confuse e oscure sia le coperture di spesa a sostegno di tali agevolazioni, sia le specifiche voci di aggiustamento e correzione di finanza pubblica contenute in una ancora nebulosa spending review. Quest’ultima, prevista a marzo 2015 nell’ultimo aggiornamento del Documento d’economia e finanza (Def) per un ammontare di almeno 10 miliardi, oggi non dovrebbe superare i 5 o 6.
Riccardo Piazza