“E’ l’informazione ad essere malata”. In un duro editoriale il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, attacca i media italiani per come hanno gestito la notizia, poi rivelatasi falsa, del tumore di Papa Francesco. L’informazione, scrive Tarquinio, “è malata. Malata di pressappochismo. Malata di presunzione. Malata di sensazionalismo manipolatorio. Un morbo serio, sfibrante. E ognuno dei sintomi che ho appena richiamato ha un preciso perché”. E il direttore di Avvenire spiega nel dettaglio i tre mali dell’informazione italiana.
Pressappochismo: leggete le ricostruzioni che mettiamo in pagina oggi – frutto del lavoro svolto, lo sottolineo, in poche ore da noi e dai colleghi di altre testate – e constaterete che le «verifiche» delle circostanze che avvalorerebbero la notizia del presunto cancro cerebrale del Papa sono… favolistiche nonostante – parola del direttore del Qn – si siano, quelle sì, protratte addirittura «per mesi». Sono eloquenti alcuni particolari che avrebbero dovuto essere rivelatori, come la vera proprietà (e l’uso) di un elicottero che non è affatto «papale», la realtà dell’incontro con il Papa (a ottobre non a gennaio, e in udienza pubblica), degli appuntamenti e degli impegni del medico nipponico a Roma e in Vaticano documentati – pensate un po’ – da lui stesso, con tanto di fotografie, in un blog su internet…
Presunzione: proprio la pubblicazione “a orologeria” di una storia mal verificata e condita da malevolenze anonime su un’uscita di scena dell’attuale Papa, dossier che si dichiara di aver tenuto nel cassetto per diverso tempo, rende palese l’intenzione di voler “pesare” in vicende importanti della vita della Chiesa, come il Sinodo che si sta per concludere. E si sente chiaramente che quest’altro fumo sprigionato alla fine del Sinodo ha colori diversi, ma la stessa tossicità di quello alzato – in modo altrettanto premeditato e mediaticamente organizzato – alla vigilia, con il «caso Charamsa».
Sensazionalismo manipolatorio: il culmine è raggiunto con l’intervista a un luminare dell’Università Cattolica – si noti la finezza dell’ateneo prescelto – sui cosiddetti «tumori benigni al cervello». Il professore viene fatto parlare senza che sappia minimamente che la sua voce verrà usata per accreditare una costruzione mediatica con al centro papa Francesco. Incredibile.
Il Papa, grazie a Dio, sta bene, e lo vediamo altrettanto bene: con i suoi molti anni, la sua energia, lo spirito che dimostra e lo Spirito che lo sostiene. L’informazione, invece, niente affatto. E non è certo il destino a essere cinico e baro… Prima ce ne renderemo conto e correremo davvero ai ripari, noi che l’informazione la facciamo, meglio sarà. Il discredito è mortale.
Dal canto suo il direttore de La Nazione, Pier Francesco De Robertis (gruppo QN), non si scusa anzi rilancia. “Come diceva sapientemente Pio XI «si smentiscono solo le notizie vere perché quelle false si smentiscono da sé», e quindi non stupisce la presa di distanza ovvia, attesa, doverosa e affettuosa di padre Federico Lombardi”. Tutte le smentite sono dunque “parole che hanno alleviato solo la nostra sensibilità umana, testimoniando che purtroppo non ci eravamo sbagliati, ma non quella di giornalisti, a posto già dal giorno precedente quando avevamo deciso in piena libertà di pubblicare la notizia avuta da molte settimane, e verificata a più livelli.