Ignazio Marino non vuole arrendersi. Quella che per molti (Renzi e il Pd in primis) è un’evidenza per il sindaco dimissionario di Roma è solo una delle possibilità: l’opportunità di lasciare la carica di primo cittadino. Nonostante le dimissioni, a più di dieci giorni di distanza e quando manca poco alla scadenza dei venti giorni previsti dalla legge, Marino lancia segnali discordanti. In un nostro articolo pubblicato ieri abbiamo parlato del sondaggio di Emg commissionato dal TgLa7 in base al quale ricandidandosi Marino metterebbe in seria difficoltà il suo (ex?) partito.
Primarie Roma, Marino ci pensa
Con un’intervista a Repubblica arriva la conferma dello stesso Marino che afferma: “Se si faranno le primarie nel Pd, è possibile che ci sia anch’io”. “La legge mi dà 20 giorni per verificare se la mia esperienza è davvero finita o se ci sono le condizioni per rispettare il partito che mi ha eletto alle primarie con il 52%, parlo del Pd e di Sel, e al ballottaggio con il 64%”. “Mi sono dimesso perché volevo andare dai magistrati senza alcuna protezione formale” ma, ribadisce, “non ho mai, ripeto mai, usato denaro pubblico a fini privati”.
“Io sono un nativo del Pd”
“Io sono un nativo del Pd, e penso che questa sia una crisi politica, che vada riportata dentro i confini della politica. È una questione che deve essere valutata dal Pd”. “Questa è la sfida della mia vita, e io voglio vincerla. Ma tocca agli eletti dal popolo, alla mia maggioranza, dirmi se questa esperienza deve proseguire o deve essere interrotta”. “La città ha capito che con me sono stati cacciati i criminali che erano qua dentro. Le persone che incontro per strada mi chiedono di non interrompere questa esperienza”. “Ho grande rispetto per chi, come Renzi, sta cercando di cambiare questo Paese. Però mi permetto di dire che non capita tutti i giorni che 50 mila persone firmino una petizione per chiedere al sindaco di restare”.
Il sindaco nega poi di aver stipulato una polizza contro le richieste di risarcimento danni: “ho compilato il modulo ma poi ho deciso di non procedere con la richiesta”. Parlando del Papa, «con il registro delle unioni civili mi sono fatto molti nemici, ma non mi permetto neanche lontanamente di dire che ci sia un collegamento tra le due cose», dichiara.