Scandalo Anas, ecco chi è la dama nera
Antonella Accroglianò, soprannominata “la Dama nera”. Sarebbe lei il personaggio chiave dell’inchiesta scandalo che sta travolgendo i vertici dell’ANAS,con l’esecuzione da parte della Guardia di Finanza di dieci ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Roma nei confronti di dirigenti e funzionari del gestore autostradale nazionale.
Nonostante siano molte le persone coinvolte nell’inchiesta, da vari esponenti di spicco di imprese vincitrici di appalti per significative opere pubbliche a molti funzionari dell’Anas, passando persino per l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri, il GIP a capo dell’inchiesta, Giulia Proto, è convinta che a capo di questa nuova cricca di corrotti e corruttori nel settore delle opere pubbliche ci sia lei, Antonella Accroglianò.
Antonella Accroglianò, la dama nera: il leader della cricca
Secondo gli investigatori, infatti, la ribattezzata Dama nera avrebbe “un ruolo predominante”, essendo “capo e promotore indiscusso”, un “vero leader” dotata “di quella scaltrezza che le consente di raggiungere il risultato in maniera da far sembrare la cosa assolutamente legittima”. Era lei ad avere un ruolo guida nell’organizzazione, muovendosi “alla continua ricerca di nuovi ‘clienti’ per lo scambio di ‘favori'”.
In una intercettazione, il funzionario Antonino Ferrante le riconosce esplicitamente il ruolo di leader: “Siamo sponsor tuoi Antonè” le dice. Ed è la Dama Nera a stressare l’importanza dell’antico motto “l’unione fa la forza” applicato alla corruzione. Nella stessa intercettazione la Accroglianò afferma infatti: “speriamo di tenerci forte come abbiamo fatto fino adesso e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare…perché quello è lo scopo…capito? Io sono abituata in questo modo, chi cresce, chi fa un salto in avanti, si porta gli altri dietro. questa è la scuola…se viaggi da solo non fai niente…poi chi ha cercato di viaggiare da solo poi l’hanno azzoppato, perché poi, alla fine, non ti riconoscono più”.
L’avidità nel collezionare mazzette
La Dama Nera è il perno del gruppo criminale grazie al ruolo dirigenziale chiave ricoperto in Anas: Dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo, un incarico da 120.000 € all’anno.
Stipendio che, però, evidentemente, non era sufficiente a soddisfare questa donna, definita “avida” dagli inquirenti. In una serie di intercettazioni la Dama Nera appare fortemente irritata nei confronti dei ritardatari nel pagamento delle mazzette.
Come ad esempio il 30 giugno scorso, quando al telefono la Accroglianò si lamenta del basso importo elargito da alcuni imprenditori: “glielo ho detto, non puoi venire con ste ciliege smozzicate, così fai confusione e basta…vieni con una ciliegia definitiva…mo dice che sta preparandosi…che tra una decina di giorni…gli ho detto fai prima perché qua, a luglio, le ciliege devono essere finite”.
Grazie alle sue capacità strategiche e relazionali, la Dama nera ha costruito negli anni quello che gli inquirenti definiscono un «sistema corruttivo collaudato». Le sue abilità non venivano messe al servizio del pubblico, ma bensì di privati corrotti e di lei stessa, come ben rimarcato dal Gip Proto nelle 110 pagine dell’inchiesta dove emerge chiaramente come i funzionari pubblici dell’Anas coinvolti abbiano fatto “mercimonio della loro funzione” con “assoluta assenza di remore”, “operando a vantaggio preponderante o esclusivo di imprenditori o privati”.
I primi cedimenti del sistema corruttivo della dama nera
Il sistema corruttivo inizia a incrinarsi quando un altro collaboratore della Dama nera, Giovanni Parlato, viene trovato con una parte della tangente da 150mila euro pagata dagli imprenditori siciliani – 25mila euro in 3 buste diverse. Dell’episodio parla la stessa Accroglianò in una intercettazione: “la sfortuna ha voluto che aveva i libri (le mazzette, ndr) di lettura dietro, povero disgraziato…lui adesso è un sorvegliato speciale”.
La dama nera sente che le cose iniziano a cambiare ed è così che inizia a trasferire soldi e documenti da casa sua a quella della madre. Dopo le ciliegie e i libri, le mazzette al telefono diventano quindi “antidolorifici”: la Accroglianò chiama il genitore al telefono sostenendo di doverle portare appunto questi medicinali. A casa della madre a San Felice Circeo saranno trovati dai finanzieri non medicine, ma 70mila euro in contanti e gioielli.
Parallelamente, la Dama nera tenta di avvicinare la Guardia di Finanza per capire meglio che aria tiri. In primis contatta il generale Walter Cretella Lombardo, suocero di uno dei suoi collaboratori oggi indagati, Alberto Buffone. Lo stesso Giovanni Parlato prova a capirne di più chiedendo informazioni al colonnello Paolo Gallerano. Entrambi i tentativi, tuttavia, non sembrano aver avuto successo, almeno per quanto si legge dalla carte investigative.
L’ex sottosegretario Meduri
Un’altra figura di spicco dell’inchiesta è quella di Luigi Meduri, calabrese, sottosegretario alle Infrastrutture durante il primo Governo Prodi, definito dagli investigatori “oscuro faccendiere”. Meduri nell’inchiesta svolge il ruolo di faccendiere, capace di fungere da mediatore per conto della Accroglianò per fronteggiare vari tipi di questioni. In primis, far assumere il fratello in una società partecipata dalla regione Calabria. In seconda battuta, riuscire ad ottenere l’intero importo di 150 mila euro della tangente pagata dagli imprenditori siciliani Bosco, Lo Giudice e Costanzo.
In un’altra intercettazione, la Dama Nera, sempre in vena di metafore, si lamenta del fatto che i tre avrebbero pagato solo una parte della mazzetta: “mi ha portato l’antinfiammatorio – dice la donna – ma ne ha portato sempre poco”. Qui la Dama fa riferimento esplicito a Meduri: “Mi ha detto Gigi di insistere che è tutto a posto, di lavorarli ai fianchi”.
E ancora in un’altra intercettazione: “meno male che c’ho messo Meduri che gli ha fatto la spiega…sono stata previdente…sennò, sostiene Gigi, non vedevamo niente”.
Meduri in cambio del lavoro svolto chiede la riconferma in Anas di due geometri: “Antonella vedi se puoi dare uno sguardo a quel ragazzo che conosci”. Risponde lei: “ma quelli stanno apposto da due mesi…tranquillo”.
L’incontro con il “Ministro”
Meduri sarebbe peraltro artefice anche dell’incontro tra gli imprenditori corrotti e un non meglio specificato “Ministro”, come rilevato dalla stessa Dama Nera al funzionario Oreste De Grossi: “Perchè mo’ dottore… stanno messi bene (gli imprenditori, ndr)… perchè poi Meduri li ha fatti incontrare anche con il ministro…. gli hanno fatto vedere il progetto….nuove cose, eh!”.
La contiguità con la ‘ndrangheta
A rendere ancora più fosco un quadro già di per sé criminale, sono le contiguità che Antonella Accroglianò avrebbe con la ‘Ndrangheta calabrese. La Dama nera si sarebbe infatti prodigata per consigliare ad un’impresa vincitrice di un appalto a Palizzi di subappaltare alcuni lavori ad imprese vicine all’organizzazione di stampo mafioso. In questo modo, l’impresa avrebbe avuto “garantita la sicurezza del cantiere”. La persona di fiducia, referente di questi movimenti, era Mario Grimoli, un imprenditore definito dalla Dama “perbenissimo”, nonostante i vari precedenti emersi dalla banche dati della Polizia.
La Accroglianò lo vuole aiutare: “lo mettiamo in qualche gara appena si muove qualcosa”.
Silvia Barbieri