Risultati definitivi Elezioni Polonia: maggioranza assoluta per la destra sociale
Elezioni Polonia: risultati definitivi, inequivocabile vittoria della destra sociale (PiS) che ottiene una maggioranza autosufficiente; centrosinistra per la prima volta non entra in parlamento.
Domenica 25 ottobre 2015 i polacchi hanno votato per il rinnovo dei due rami del Parlamento. Nell’articolo pubblicato prima delle elezioni avevamo indicato le principali forze politiche in campo; poi, grazie anche ad un exit poll, avevamo ipotizzato con qualche dato in più lo scenario che si prospetta alla Camera (Sejm) eletta con un sistema proporzionale su base circoscrizionale. Per il Senato, invece, ci sono 100 collegi uninominali. Ora abbiamo i risultati definitivi offerti dalla Commissione Elettorale Nazionale (PKW) che grosso modo confermano l’exit poll.
Risultati definitivi: la destra sociale ha una maggioranza autosufficiente, la Szydło sarà premier
Il partito di destra sociale Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) ha ottenuto il 37,58%, ma grazie al riparto circoscrizionale col metodo D’Hondt ha conseguito una maggioranza autosufficiente di 235 seggi su 460 deputati alla Camera (Sejm). Nella scorsa legislatura PiS, che si era fermato a poco meno del 30%, aveva eletto 157 deputati che sedevano all’opposizione, tuttavia da qualche mese ha conquistato la presidenza della repubblica grazie alla vittoria di Andrzej Duda. L’antropologa 53enne Beata Szydło diventerebbe la nuova premier, però Jarosław Kaczyński, presidente del partito e gemello del defunto Lech, caldeggia la formazione di un governo di coalizione.
La Szydło ha annunciato la vittoria, schiacciante soprattutto nelle campagne, mentre nelle città è più di misura; al senato i candidati di PiS superano gli sfidanti in 61 collegi su 100 e risulta il primo partito praticamente in tutte le fasce socio-demografiche, laureati compresi. PiS è una formazione nazionalista, tendenzialmente euroscettica e filo-americana, ma con una forte attenzione al welfare: promette più investimenti pubblici nell’economia, maggiori spese per l’assistenza sociale, ritorno alla precedente età pensionabile (65 anni per gli uomini e 60 per le donne), opponendosi quindi al recente innalzamento a 67 anni per ambo i sessi. Non disdegna l’introduzione una tassazione più forte su profitti bancari e sulle fasce benestanti, perché ciò che viene rimproverato a chi ha governato sinora è di aver fatto crescere l’economia polacca a scapito delle classi sociali più povere, ma è malvista anche la sudditanza rispetto alle politiche di Bruxelles e del governo tedesco. PiS, proponendo di distribuire medicinali gratuiti per i pensionati e un assegno mensile per ogni figlio in più, porta avanti una politica sociale che strizza l’occhio al clero cattolico polacco, ma al contempo non sembra propensa ad accogliere le quote di immigrati previste dalle ripartizioni europee. “Nessuno nasce premier, ma ci proveremo”, ha affermato la Szydło, precisando che il suo governo sarà presentato dopo l’annuncio ufficiale dei risultati delle elezioni.
Sconfitta per il governo di centrodestra europeista che strizzava l’occhio alla Merkel
La premier uscente Kopacz, candidata per Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska, PO) ha ringraziato gli elettori che l’hanno sostenuta sino alla fine e tutti quanti per gli otto anni di governo del suo partito, che ora si ferma al 24,09% dei voti, portando a casa 138 deputati su 460 (e 34 senatori su 100) e vincendo solo nella regione settentrionale che comprende Danzica e in quella sud-occidentale di Opole. Con un elettorato prevalentemente femminile, si mantiene ancora abbastanza forte nelle classi medio-alte dirigenziali e imprenditoriali, sebbene anche qui abbia ceduto molti voti al PiS oggi vincente. Nel 2011 PO aveva ottenuto il 39,2% e 207 seggi; inevitabile era stata la formazione di una coalizione con i 28 deputati del partito di centro ruralista PSL (Polskie Stronnictwo Ludowe) i quali questa volta potrebbero essere solamente 16, entrando in parlamento con il 5,13%, contro l’8,4% ottenuto nelle precedenti elezioni. PSL ottiene solo un senatore, eletto nel collegio di Chełm, regione di confine tra Polonia, Ucraina e Bielorussia.
Entrano sia l’antisistema Kukiz, sia i liberali di Nowoczesna
Entrrano poi la formazione antisistema Kukiz’15 fondata dall’omonimo cantante punk-rock, grande exploit al primo turno delle presidenziali di maggio; questa volta prende l’8,81% (42 deputati), forte del sostegno da parte di operai, disoccupati e studenti: più di un giovane su 5 avrebbe votato per Kukiz. Sempre al Sejm, la Commissione Elettorale Nazionale attribuisce 28 deputati a .Nowoczesna, nuovo partito fondato dall’economista liberale Ryszard Petru, dato al 7,60%, che ottiene buoni consensi nelle classi più istruite delle maggiori città. La futura premier Szydło (PiS) ha dichiarato che vorrebbe poter contare anche sul loro consenso per riformare il paese e difendere gli interessi nazionali. Un seggio poi spetta alla minoranza linguistica tedesca.
I partiti di centrosinistra non entrano in parlamento
Per poco resta fuori dal parlamento KORWiN, partito dell’ultra-liberista conservatore, nonché filorusso, Janusz Korwin-Mikke, che si ferma al 4,76% (terzo partito però tra i giovani, soprattutto di sesso maschile), comunque vicino allo sbarramento del 5%. Tra le richieste di KORWiN, quella di abolire completamente le imposte sui redditi e gli istituti pubblici di previdenza, mentre Nowoczesna si “accontenterebbe” di una flat tax al 16% e di uno snellimento della burocrazia. Esclusa anche la sinistra “hipster” di Razem (“insieme”) che, richiamandosi anche al movimento spagnolo “Podemos”, forte di una originale proposta fiscale fortissimamente progressiva, esordisce nella sua prima elezione con il 3,62% dei voti, ottenendo il finanziamento pubblico previsto per i partiti che prendono più del 3%. Ma neppure la coalizione di centrosinistra ce la fa ad entrare in parlamento, perché la formazione unitaria Zjednoczona Lewica con il suo 7,55% non riesce a superare il quorum dell’8% previsto per le coalizioni, più alto rispetto allo sbarramento del 5% dei singoli partiti. Tra i giovani sino ai 40 anni è persino superata da Razem, mentre è nell’elettorato anziano, pur abbastanza istruito, che ZL mantiene la sua base elettorale.
L’affluenza alle urne, pari al 50,92%, è risultata superiore al 48,8% delle parlamentari del 2011, ma comunque inferiore rispetto al 53,9% segnato lo scorso maggio al secondo turno delle elezioni presidenziali.
Il voto dei polacchi in Italia: a Roma vince il PiS, a Milano le forze liberali
I polacchi che risiedono all’estero hanno potuto votare nelle sedi consolari sparse per il mondo. I loro voti confluiscono nei collegi di Varsavia, ma è possibile visualizzare anche singolarmente, sede per sede, i risultati. Complessivamente, PiS ha prevalso sia alla Camera, sia al Senato, grazie soprattutto ai numerosissimi voti americani, quasi plebisictari. Focalizziamoci sul voto dei polacchi in Italia, dei quali circa 2000 hanno votato a Roma e un migliaio a Milano. Per quanto riguarda la Camera, a Roma il PiS ha ottenuto il voto di 6 elettori su 10, mentre a Milano ha prevalso di misura con il 28,5% contro il 27,2% di PO, ma è da segnalare il buon risultato di Nowoczesna, pari al 18,7%. Al Senato, la candidata del PiS Anna Maria Anders, figlia del celebre generale che nel 1944 sconfisse i nazifascisti ad Ancona e a Montecassino, dove attualmente è seppellito, ha mantenuto il 61,5% delle preferenze nel seggio di Roma, mentre a Milano l’avversaria Borys-Damięcka (già senatrice e anche questa volta, alla fine, rieletta con PO, per via delle molte preferenze accordatole degli abitanti di Varsavia) ha vinto con il 52% dei voti.