Anm e Governo: breve diario “orwelliano” di un conflitto infinito
Anm e governo: Cosa sta succedendo oggi tra l’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) e il governo di Matteo Renzi?
Niente che non possa essere ascritto anche agli esecutivi precedenti, nulla che non possa essere imputato ad una frattura ormai annosa, ed è arduo cercare di affermare il contrario, all’interno del fragile bilanciamento dei poteri dello Stato italiano.
Magistratura e governo: avanti e indietro nel tempo
In un futuro distopico, “orwelliano”, ovvero in una ipotetica città di Utopìa poco desiderabile e inospitale, probabilmente le tensioni tra magistratura e Governo, quindi tra potere giudiziario ed esecutivo, non sarebbero presenti. Non esisterebbero conflitti di parte in merito a proposte di riforma del sistema giudiziario del Paese: chi non ricorda le polemiche sulla responsabilità civile delle toghe e sulla riduzione del monte ferie acquisibile? All’epoca si era alla fine del mese di gennaio del 2015, ma già allora la distanza critica tra le toghe e la politica riformista del premier Renzi era evidente.
Tutta la storia recente delle istituzioni italiane è segnata da un continuo quanto lancinante conflitto di potere tra palazzo dei Marescialli e palazzo Chigi. Bastino, in qualità di esempi, le numerose prese di posizione pubbliche, storia di questi mesi, figlie dei presunti tentativi di delegittimazione portati avanti per secondi fini, dai disegni di legge delegati sulle intercettazioni che hanno portato a forti dubbi di merito alcune eccellenze della giustizia italiana, alle sempre più frequenti infiltrazioni e compenetrazioni improprie dei due tessuti (magistrati che diventano politici, magistrati che creano liste civiche o politici che ledono e sviliscono la sacrosanta indipendenza e libertà d’azione della magistratura con leggi palesemente incostituzionali), per non parlare del ventennio berlusconiano che sul mito delle “toghe rosse senza scrupoli” ha imperniato buona parte della sua politica interna.
Cosa è successo a Bari?
Tornando agli eventi di questi giorni, si è tenuta a Bari la XXXII edizione del Congresso ufficiale dell’Associazione nazionale dei magistrati dove non sono mancate le perplessità circa la politica di riforma organica espressa dal Governo. Il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, tornando sulla sua relazione tenuta a margine dei lavori, ha tenuto a precisare la natura del dibattito creatosi con l’Esecutivo: “Un clima che poi conosce momenti singoli di delegittimazione quando si raffigura la magistratura come una casta attenta ai privilegi o quando si ricorda la magistratura che fa poemi sulle ferie: ecco, questi sono i momenti di delegittimazione che noi rifiutiamo”.
C’era inoltre grande attesa per le parole del ministro della Giustizia Andrea Orlando e per quelle del ministro Maria Elena Boschi. Il primo ha definito l’Associazione nazionale dei magistrati un “interlocutore fondamentale”, il ministro per le Riforme costituzionali ha invece cercato di rasserenare gli animi della platea ricordando “il bene comune dell’Italia” per il quale le toghe lavorano e la forte rappresentanza di controllo e garanzia posta in essere dalla figura del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Tuttavia, a testimonianza di quanto la fine dei dissidi tra potere politico e potere giudiziario sia di là da venire, sono infine arrivate le dichiarazioni di Piercamillo Davigo, ex pm di Mani Pulite, il quale ha invitato la classe politica ad una sostanziale e profonda “pulizia” interna, unica soluzione, a suo dire, per una pacificazione di lungo termine.
Riccardo Piazza