Continua a tenere banco il caso del ladro ucciso dal pensionato a Vaprio D’Adda. Stamani, con due interviste rispettivamente a Repubblica e al Giornale, hanno parlato i protagonisti della vicenda che martedì scorso ha compromesso la vita di un giovane albanese di 22 anni reo di essere entrato in casa di un pensionato per rubare. Il quotidiano di Largo Fochetti ha intervistato i genitori della vittima mentre quello di Via Negri ha intervistato Francesco Sicignano, pensionato killer di Vaprio d’Adda.
Oggi l’autopsia ha dimostrato che Gjergi Gjoni è morto con un unico colpo al torace esploso dallo stesso Sicignano, indagato a piede libero dalla Procura di Milano per omicidio volontario, anche se i magistrati venerdì hanno fatto un mezzo passo indietro. “Nella gamma dei diversi reati ipotizzabili, abbiamo scelto il più grave anche per una forma di garanzia per l’imputato” ha dichiarato venerdì in una improvvisa conferenza stampa Antonio Pastore, pm titolare del fascicolo.
Dopo un weekend di visibilità su tutti i principali network televisivi nazionali (dall’Arena di Massimo Giletti fino a Domenica Live di Barbara D’Urso) Sicignano ha concesso un’intervista anche al Giornale diretto da Alessandro Sallusti che in questi giorni – insieme a Libero – sta portando avanti una battaglia a sostegno del pensionato che avrebbe reagito, secondo il quotidiano milanese, per legittima difesa (articolo 52 del codice penale).
Ladro ucciso, il pensionato: “Non volevo uccidere”
“Non volevo uccidere – ha ammesso Sicignano – avrei potuto colpire tutti, anche i complici”. Ma non lo ha fatto: “erano a pochi metri di distanza, giù in giardino. Ma ho sparato in aria, per farli allontanare”. Poi, con impeto, passa a raccontare l’episodio nei dettagli: “Non c’era volontà di uccidere, non c’era nemmeno contro quel tipo che ho trovato nella mia cucina, naturalmente, a due passi dalla camera da letto, da mia moglie. È entrato dalla finestra che dà sul piano cottura, ha fatto cadere una moka per il caffè. Mi sono svegliato, ho svegliato mia moglie. Ho visto solo una sagoma che si muoveva e una piccola torcia. Nient’altro. Non gli ho visto nemmeno le mani”.
Ladro ucciso, i genitori: “Anche lui deve pagare”
La risposta arriva direttamente dai genitori di Gjergi Gjoni, il giovane ladro di origini albanesi con precedenti penali per furto, già espulso dall’Italia nel 2013. Mark e Marie Gjoni a Paolo Berizzi di Repubblica dicono:
“C’è incredulità e rabbia. La rabbia di chi non capisce e vuole sapere. È umano, di fronte a una morte così. Chiediamo due cose: di potere riabbracciare nostro figlio. E di avere giustizia. Ci affidiamo alle autorità italiane. Siamo certi che i magistrati e i giudici sapranno dirci la verità su quanto è accaduto. Non abbiamo nessun sentimento di vendetta verso quell’uomo (Sicignano, ndr). Ma se ha sbagliato deve pagare”.
Sul passato criminale di Gjergi i genitori ammettono di non averne mai saputo nulla. Pensavano che lavorasse come lui stesso gli aveva raccontato. “Era un ragazzo sempre allegro, scherzava con tutti, affettuoso in famiglia e generoso con gli amici: se aveva in tasca anche pochi soldi li divideva con loro. Era venuto in Italia perché il lavoro della campagna non bastava per tutti ed altro lavoro in paese non lo trovava” raccontano i genitori con quel tono di chi vuole riabbracciare al più presto almeno il corpo del figlio.
E riguardo a Sicignano, i Gjoni affondano: “Sarà la sua coscienza a dirgli se può dormire tranquillo e non avere rimorso per aver ucciso un ragazzo. Solo la sua coscienza gli dirà se può guardare in faccia figli e nipoti senza provare vergogna”.
@salvini_giacomo