Argentina: lunedì i titoli delle banche argentine hanno segnato un rialzo presso la Borsa di New York, a seguito del risultato elettorale che ha sancito il primo ballottaggio nella storia del Paese argentino per l’elezione del Presidente della Repubblica. Nonostante l’incertezza dell’esito elettorale, c’è una concreta fiducia dei mercati finanziari nei riguardi dell’Argentina, e ciò è soprattutto dovuto al fatto che il futuro Presidente dovrà attuare misure per favorire l’aumento di competitività e la crescita finanziaria.
Elezioni Argentina: il nodo degli investimenti
Il successore di Cristina Fernández de Kirchner dovrà far fronte a una situazione economica di recessione, inflazione e mancanza di investimenti nel medio periodo. Il principale obiettivo sarà rilanciare la crescita economica con politiche volte a ridurre il tasso d’inflazione, ordinare i conti pubblici e rimuovere le distorsioni sul tasso di cambio. Considerando le limitate risorse pubbliche a disposizione, la crescita economica dipenderà soprattutto dall’aumento di investimenti per sviluppare la sua capacità produttiva. Sarà, quindi, necessario stimolare gli investimenti privati, nazionali ed esteri, ma per raggiungere questo obiettivo è fondamentale adottare delle riforme che garantiscano, soprattutto, trasparenza e certezza delle regole.
L’attuale amministrazione argentina, infatti, è stata accusata in più occasioni di mancanza di trasparenza, non permettendo di valutare il realmente l’andamento della sua economia. Infatti, basti pensare che, secondo i dati governativi, il Paese sarebbe in ripresa economica, segnando un tasso di crescita del PIL intorno al 2%, mentre secondo il Fondo Monetario Internazionale, il tasso di crescita dell’Argentina sarebbe pari allo 0,4%. L’immagine del Paese è già compromessa dalla vicenda relativa alla condanna del pagamento integrale delle obbligazioni detenute a un gruppo di fondi di investimento americani. È noto che il governo argentino si sia rifiutato di adempiere a questo pagamento, entrando conseguentemente in stato di default (tecnico) nel 2014.
Questa, come molte altre non solo in ambito economico, sarà una delle principali questioni che dovrà affrontare il futuro Presidente, che insedierà ufficialmente il prossimo 10 dicembre.