In merito alla possibile riforma geopolitica d’area vasta circa la soppressione di alcune Regioni italiane, si dovrebbe passare da 20 a 12, e la nascita di nuovi confini giurisdizionali ed economici di cui si parla da molti mesi, sono arrivate in queste ore le forti preoccupazioni e le puntualizzazioni avverse da parte della rappresentanza politica degli Enti locali.
Riduzione o taglia Regioni, Ddl Morassut-Ranucci
L’otto ottobre, si era nel pieno dei lavori per l’approvazione delle riforma costituzionale del Senato e del Titolo V, veniva presentato, a palazzo Madama dal senatore in forza al Pd Ranucci e contestualmente alla Camera dal deputato Morassut, un disegno di legge, da far approvare dalle relative commissioni parlamentari, riguardante l’eliminazione, tramite accorpamento, di diverse Regioni italiane. Tale proposta prevederebbe la creazione di alcune aree geopoliticamente vaste che dovrebbero esser create sulla base del numero di abitanti e della spesa pro capite. Secondo quanto riportato ieri da L’Unità, nel Ddl avanzato si prefigurerebbe una azione di buon senso burocratico-amministrativo che non soltanto permetterebbe un sostanziale smaltimento delle prassi elefantiache e improduttive di alcuni Consigli regionali, ma soprattutto darebbe adito ad un sostanzioso risparmio di circa 400 milioni di euro sugli stimati 1.160 di spesa pubblica improduttiva. Una bella strizzata d’occhio alla spending review, ancora in fase di limatura e definizione prima della presentazione ufficiale in Parlamento della prossima legge di Stabilità.
Reazione Enti locali
Il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, nonché vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, ha espresso, in una intervista pubblicata dal Corriere della Sera, un giudizio fortemente negativo riguardo l’accorpamento della Regione da lei amministrata alla grande possibile macro-Regione del Triveneto, frutto ipotetico del connubio tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige: “Taglio delle Regioni? Assolutamente no. Non si può mica cominciare dalla coda. E poi abbiamo appena deciso l’abolizione delle province. Accorpassimo ora le Regioni, sarebbe un triplo salto carpiato. Insomma, tutto è possibile, ma nell’interesse dei cittadini”. Per il governatore del Veneto Luca Zaia quella del Governo sarebbe l’ennesima “promessa da marinaio” cui mancherebbe il decisivo apporto del federalismo fiscale e delle competenze mentre il presidente della Regione Molise Frattura si è detto fortemente preoccupato per la paventata distruzione dei confini storici e geografici tipici i quali verrebbero, nel caso della piccola Regione del Centro Italia, divisi e inglobati in due macro-Regioni d’area vasta, rispettivamente quella Adriatica e quella del Levante comprendente anche la Puglia.
Tagli alla spesa pubblica
Numeri di Confcommercio alla mano, il disegno di legge sul possibile taglio delle Regioni da 20 a 12 porterebbe nelle casse dello Stato almeno 23 miliardi senza dover ridurre i servizi essenziali ai cittadini. Tale processo dovrebbe, gioco forza, essere comunque tenuto in equilibrio funzionale con le già annunciate sforbiciate al settore sanitario regionale previste dalla prossima manovra finanziaria. La Sanità, dati Eurostat del 2013, rappresenta la seconda voce di spesa pubblica media più alta di tutta l’Eurozona: il 7,2 per cento del Pil.
Riccardo Piazza