In una lunga intervista rilasciata al quotidiano Libero, Oscar Fulvio Giannino, giornalista ed ex candidato alla Presidenza del Consiglio nel 2013, parla della sua vita post elettorale ma con ancora un occhio attento alla politica, specialmente all’elettorato di centro destra, il ‘suo’ elettorato.
Giannino non può che vedere una diaspora di nomi nel centro destra, la quale – conseguentemente – produce un’ulteriore perdita del consenso. Poi la mancanza di programmi e le differenze sostanziali con le destre europee, moderne. Furono queste le ragioni della discesa in campo del giornalista: ‘Fare per fermare il declino’, era lo slogan. “L’elettorato di centrodestra ormai vota Grillo”, l’ardua sentenza di Giannino. Eppure, continua l’ex leader di ‘Fare per fermare il declino’, “senza soldi né grandi appoggi, avevamo ottenuto molto. C’era interesse, potevamo arrivare al 3/4%”. Ma “avevo dei difetti congeniti. Non sono un politico, ho sbagliato e non ci riproverò. Che botta, riprendersi è stata lungo e duro. Altri ci sono che dovrebbero farsi avanti ma chi vale si tiene ben distante dalla politica”.
I problemi della politica non sono elezioni, l’impegno civile o altro ma la “macchina amministrativa corrotta”. E per non lasciare solo Berlusconi, Giannino aggiunge anche la paura della “giustizia: chi si candida sa che sarà fatto fuori, magari anche arrestato per aver violato una leggina creata ad arte da qualche burocrate o perché tirato in mezzo in qualche meccanismo malavitoso che va avanti da anni. Il caso Roma l’ha reso evidente: c’è un pantano che sfugge a ogni sindaco, al di là delle incapacità di Marino”.
Giannino: “M5S potrà fare scorpacciata ad elezioni politiche”
Giannino, intervistato da Pietro Senaldi, traccia lo scenario politico futuro: i grillini potrebbero fare una scorpacciata alle elezioni politiche, quasi disinteressandosi di Roma. Tutto si baserà “sull’odio anti-casta, che è ancora il sentimento preponderante nell’elettorato. Se l’economia non riparte e la gente non si rifugia nell’astensionismo, i grillini avranno gioco facile”. In tutto questo Renzi “deve stare attento. Verdini, Alfano e molti ex berlusconiani puntano alla spaccatura del Pd e al Partito della Nazione, giocando sull’insofferenza reciproca fra il premier e i suoi rottamati”. Per questo “dovessero andare male le Amministrative, il premier dovrà fronteggiare un duro attacco dall’interno”.
Giannino: “Tremonti scavò la fossa a Berlusconi”
Giannino, poi, esprime le sue visioni sul centro destra. Coraggiose, sotto certi punti di vista. Anzitutto sull’accusa a Tremonti per la caduta di Berlusconi nel 2011: fu il Ministro dell’Economia e Finanze “a scavargli la fossa. Voleva fare il premier del governo tecnico post-Berlusconi e lavorò per questo. Brunetta non diede una grande mano al Cavaliere, puntava sull’aggravarsi della crisi per prendere il posto di Tremonti all’Economia, un calcolo che la dice lunga”. Poi la stoccata al terzo polo, ex membro fondante del centro destra: Casini e Fini. “Casini non aveva la forza né cultura politica per riuscirci, poi veniva da un tradizione di eterna ricerca del compromesso e non aveva un messaggio forte, era incapace di posizioni radicali. Fini ha addirittura sbagliato schieramento, e poi si capiva che la sua era una lotta politicista, di potere, non di idee”. Quindi un endorsement nei confronti di Matteo Salvini: “ha preso un partito morto e ne ha fatto la prima forza del centrodestra. Lui sì, è capace di posizioni radicali che portano consensi, ma il difficile arriva ora, che deve convincere il Sud e i moderati a votarlo. Fa bene ad abbandonare i temi secessionisti e puntare alla pancia degli italiani. Ma ci vorranno anni per accreditarsi presso tutto l’elettorato di centrodestra. Si torna al punto di partenza, i voti in uscita dal Cav vanno alla Lega ma soprattutto a Grillo”, dato da molti il prossimo vincitore delle elezioni. Qualsiasi siano, amministrative o politiche. Specialmente per mancanze dei vari avversari: il centro sinistra, Renzi-dipendente, e il centro destra, orfano di un Berlusconi all’attacco e libero di muoversi tra politiche liberiste e non sempre braccato fra alleati di coalizione che vogliono sempre qualche posizione di rilievo in più.
Daniele Errera