Il partito di Viktor Orbán ha deciso di lasciare il Partito Popolare Europeo (PPE), attualmente il partito più popoloso al Parlamento europeo.
La scelta non è casuale. Nel corso delle ultime settimane infatti, gli eurodeputati del PPE si sono mossi verso l’esclusione del partito ungherese Fidesz dal loro gruppo. Questo avviene in seguito alla decisione di introdurre nuove regole di sospensione.
Già nei giorni scorsi, Manfred Weber – capogruppo del PPE al Parlamento europeo – e altri leader del gruppo avevano fatto un passo verso nuove regole di sospensione che avrebbero permesso loro di penalizzare un intero partito, piuttosto che un singolo deputato.
Con 148 membri che hanno votato a favore e 28 contro, il gruppo ha approvato le regole durante la mattinata di mercoledì 3 marzo. “Con la presente la informo che gli eurodeputati di Fidesz rassegnano le dimissioni dal gruppo del PPE“, ha scritto Orbán a Weber. Ha descritto le modifiche alle regole come “chiaramente una mossa ostile contro Fidesz e i nostri elettori“.
Già domenica 28 febbraio, Orbán aveva detto che il suo partito Fidesz avrebbe lasciato il gruppo del PPE al Parlamento europeo piuttosto che accettare una sospensione secondo le nuove regole.
Orbán aveva lanciato l’avvertimento in una lettera a Weber e nella quale scriveva “Voglio informarla, signor presidente, che se le disposizioni accettate alla riunione della presidenza e dei capi delle delegazioni nazionali il 26 febbraio saranno messe ai voti e adottate, Fidesz lascerà il gruppo“.
Katalin Novák, ministro ungherese delle famiglie e vicepresidente di Fidesz, ha accusato alcuni membri del gruppo di impegnarsi in queste vicende, proprio in un momento in cui “l’Europa sta lottando per salvare vite” in mezzo alla pandemia del coronavirus.
Othmar Karas, membro austriaco del PPE e vicepresidente del Parlamento, ha detto che il gruppo non si piegherà alle pressioni di Orbán. “Non permetteremo a Orbán di ricattarci“, ha detto Karas. “Il gruppo del PPE andrà avanti con i cambiamenti previsti alle regole“.
Perché un cambio di regole?
La mossa per cambiare le regole di sospensione è stata attivata dopo che a dicembre, il PPE ha sanzionato Tamás Deutsch, il capo della fazione Fidesz in Parlamento, per aver paragonato i commenti di Weber agli slogan della Gestapo e della polizia segreta ungherese dell’era comunista.
L’incidente ha scatenato l’indignazione di molti deputati del partito, stanchi delle provocazioni del partito di Orbán. Si sono lamentati che le regole sulla sospensione erano superate e volevano essere in grado di costringere un’intera delegazione di deputati.
I precedenti tentativi di sospendere Fidesz dal gruppo del Parlamento o di espellerlo completamente sono naufragati a causa della riluttanza ad agire da parte dei membri dei Cristiano Democratici (CDU) al governo in Germania e del suo partito gemello CSU in Baviera.
Interrogato il mese scorso su Fidesz, il nuovo leader della CDU Armin Laschet ha previsto negoziati difficili ma non ha detto chiaramente se avrebbe appoggiato l’espulsione del partito ungherese dal PPE.
“Credo che abbiamo bisogno degli ungheresi e dei polacchi nell’Unione europea. Non voglio che vadano alla deriva nel radicalismo di destra. Ma il PPE ha condizioni chiare. Ed esigeremo che Viktor Orbán le rispetti“, ha detto alla televisione tedesca ZDF.
Una relazione non facile
Il rapporto tra Fidesz e il PPE è stato a lungo fragile, proprio a causa degli attacchi dei funzionari di Fidesz ai leader e alle politiche del PPE, e alle preoccupazioni sullo stato di diritto in Ungheria. Nonostante ciò, le due parti sono rimaste unite nel Parlamento europeo fino ad ora. Il partito ungherese era entrato nel PPE nel 2000, ma con il passare del tempo l’avvicinamento a idee sempre più conversatrici ed euroscettiche ha portato ad una tensione nei rapporti. L’Ungheria già da tempo era sotto il mirino dell’UE a causa delle sue politiche che violano lo stato di diritto e le leggi sui migranti.
Uno dei momenti di maggiore tensione è stato raggiunto nel 2019, quando alcuni partiti popolari dei Paesi scandinavi hanno chiesto una sanzione per Fidesz. Questo dopo che il governo ungherese aveva lanciato una campagna per denunciare “i piani di immigrazione di massa” che sarebbero stati messi in atto da Bruxelles. La risposta? Una sospensione temporanea del gruppo, concordata fra Orbán e i vertici del gruppo per limitare i danni in vista delle imminenti elezioni europee.
Le parole di Weber
Non è mancato l’intervento di Weber, che ha commentato la vicenda subito dopo l’uscita di Fidesz. Egli ha cercato di farsi vedere sereno e tranquillo in merito alla rottura. Si è detto dispiaciuto per lo strappo dei 12 deputati di Fidesz. Il capogruppo del PPE non ha rinunciato a un attacco diretto ad Orbán, commentando la lettera ricevuta. Ha infatti affermato che “Il dibattito sul cambiamento delle regole non era sulla sostanza politica. Ma non accettiamo lezioni. […] Fidesz non è più coerente con i valori dell’Europa e del Partito europeo”.
Cosa ne sarà di Fidesz?
Si dice che Orbán abbia già iniziato ad esplorare alleanze al Parlamento europeo. In modo particolare con i partiti alla destra del PPE, più in linea con le sue politiche nazionaliste e anti-immigrazione.
Gli eurodeputati di Fidesz ora probabilmente si uniranno o al gruppo conservatore ed euroscettico European Conservatives & Reformists (ECR) dominato dal partito polacco Law & Justice (PiS), o al gruppo di estrema destra e nazionalista Identity & Democracy fondato nel 2019 da Marine Le Pen e Matteo Salvini.