Super partes. Proprio come dovrebbe farebbe ogni Presidente della Repubblica che si rispetti. E Napolitano non ha mai sbagliato una volta. Ancora una volta, alla vigilia delle elezioni, l’inquilino del Colle si tiene ben lontano dal palesare le sue idee.
“A pochi giorni dal voto, io mi tengo ben lontano”. Così Giorgio Napolitano da Berna, capitale della Svizzera, per una visita di Stato nel paese elvetico. Stamane, nel frattempo, il Capo dello Stato ha incontrato i funzionari Onu di nazionalità italiana. Il consiglio è di “tenersi ben lontano” dalla politica italiana in quanto “la fase che ha una connotazione non brillante ma piuttosto deviante”. Ma l’ex migliorista continua su questa direzione ed assicura “che l’asprezza del confronto politico, e in questo momento dello scontro elettorale, non ci farà deviare dall’attenzione necessaria allo sviluppo dei rapporti e della collaborazione con paesi amici e a noi cari come la Svizzera, né ci farà deviare dalla concentrazione delle nostre energie sul progetto dell’unità europea nel senso più ampio e comprensivo dell’espressione”. E lo scontro tra le parti fa nascere, come ricorda spesso Rodotà, la politica. Le riforme nascono su questo solco, nella dialettica tra le diverse forze del sistema politico: “l’Italia – aggiunge quindi Napolitano – è impegnata in un processo di riforme strutturali, anche di carattere costituzionale, da tempo mature. Il Paese si confronta al suo interno per gettare le basi di un futuro degno della nostra storia e delle nostre potenzialità”.
Sulla politica elvetica, il Capo dello Stato si è dimostrato sconcertato circa il referendum sulle quote immigratorie: “il percorso europeo della Svizzera ha subito una battuta di arresto con l’iniziativa costituzionale del 9 febbraio scorso (la votazione che ha introdotto tetti massimi per gli immigrati). Siamo troppo amici per nascondervi lo sconcerto provato nell’apprendere un risultato che si pone in controtendenza rispetto alla consolidata politica europea della Confederazione”. Ed aggiunge: “una riflessione sul risultato del 9 febbraio non può che iniziare con una presa d’atto delle decisione sovrane dell’elettorato svizzero, anche se auspichiamo che il modesto margine di vantaggio dei ‘si’ (appena lo 0,3%) lasci ampio spazio al confronto sui possibili scenari di collaborazione su questo spinoso terreno tra Svizzera e Unione europea”.
Daniele Errera