La fiducia delle imprese italiane nella crescita aumenta per il terzo mese consecutivo (107,5 punti) e torna ai livelli del 2007, quando la crisi era appena cominciata, mentre quella dei consumatori (116,9 punti) tocca i livelli di tredici anni fa, dice l’Istat. I dati hanno rincuorato il premier Matteo Renzi: “Per la prima volta dopo anni c’è in Italia un cambiamento di clima profondo”. Gli fa eco il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La crisi economica è alle nostre spalle”.
Ma le buone notizie non sono finite qui. Sempre ieri sono arrivati i dati sul Pil. Quest’anno la crescita del pil italiano potrebbe sfiorare il +1%, andando oltre le aspettative, ha detto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Inoltre ieri tassi sotto zero all’asta dei BoT a sei mesi: non era mai successo.
Crescita Italia, ma va davvero tutto bene?
Secondo l’analisi di Luca Orlando, sul Sole 24 Ore, i dati resi noti ieri sono “veri e non solo aspettative” ma hanno “due debolezze: i posti di lavoro ancora non decollano e il settore delle costruzioni è indietro”
Il motore della ripresa fatica ancora a trasmettere “a terra” tutta la sua potenza traducendo produzione e commesse in nuovi posti di lavoro. I numeri certificano la discesa della disoccupazione e la risalita dei posti di lavoro ma nelle intenzioni delle imprese da questo punto di vista continua a prevalere la cautela. Il saldo tra ottimisti e pessimisti (chi pensa di assumere e chi invece no) vede i secondi prevalere per una unità, in risalita dal -7 di 12 mesi fa ma ancora non del tutto rassicurante.
Una difficoltà che si palesa soprattutto nel settore delle costruzioni (saldo di risposte nell’occupazione futura a -7), unico comparto che presenta un indice globale di fiducia in retromarcia. Tassello non banale, perché non si tratta solo di tegole, mattoni e cemento. Ma anche, e soprattutto, di rubinetti e valvole, infissi e caldaie, piastrelle ed elettrodomestici, mobili ed elettronica. Un indotto vasto, per cui la domanda interna resta ancora “bonsai”.