Un’iniziativa per un obiettivo. Salvo poi cambiare idea: è questa la scelta per quel che riguarda il canone Rai. L’idea di rateizzare il pagamento (ed addirittura abbassare il costo totale) serviva per fare più cassa: avrebbero pagato più persone. Col fine di migliorare il servizio pubblico. Ma quel ‘tesoretto’, a quanto pare, è destinato altrove.
La stima è notevole: 450 milioni circa. Una cifra favolosa, che avrebbe aiutato ulteriormente ad abbassare i costi del servizio pubblico e a migliorare la Rai stessa. Ma la Legge di Stabilità 2016 prevede che quei soldi vadano a contrastare l’aumento della pressione fiscale.
L’Unione sindacale dei giornalisti Rai protesta: si parla di immoralità per spendere soldi ottenuti da una tassa con un altro obiettivo. Il rischio, continuano dall’Usigrai, è quello di “aumentare ancora di più l’impopolarità della tasse più evasa in Europa”. La Rai non aumenterà perciò la qualità di quei servizi per via delle stime di Viale Mazzini. I 450 milioni non arriveranno, ma lo Stato ha comunque previsto 600 milioni di euro da spalmare per tre anni (fino al 2018).
Canone rai, la protesta delle opposizioni
Monta la protesta politica: parla l’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri. Critica le scelte del Governo Renzi: “si chiedono soldi ai cittadini dicendo che sono per la Rai e li si utilizzano per altro. Nei fatti si smentisce l’obiettivo dichiarato dal governo di aumentare il servizio pubblico”. Ecco perché promette che il centro destra “su questo provvedimento farà le barricate. Come si può utilizzare una tassa di scopo che nasce con finalità specifiche per altri obiettivi?”. Sulla scorta dell’Usigrai e di Gasparri, parla il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico: “se va pagato il canone per la televisione pubblica il canone va alla televisione pubblica?”, si chiede retoricamente. Si preannuncia una feroce battaglia parlamentare.