La resistenza di Ignazio Marino alla fine si è rivelata un fuoco di paglia. Oggi 26 consiglieri capitolini hanno scelto di dimettersi per far cadere definitivamente la sua giunta. Una misura drastica diventata obbligata dopo che ieri il sindaco di Roma aveva ritirato le sue dimissioni, sfidando di fatto l’intero Pd e il premier Renzi “Una vicenda che ha assunto i connotati di una farsa” ha scritto l’Osservatore Romano in un duro editoriale.
Le parole di Marino
“Per me è molto rilevante poter fare queste comunicazioni e alcune riflessioni – afferma Marino durante la conferenza stampa organizzata dopo la caduta del consiglio capitolino -. La crisi politica che si è aperta al Comune” di Roma “auspicavo si potesse chiudere nell’aula per spiegare con dibattito chiaro e trasparente cosa stesse accadendo. Avrei chiesto la fiducia a viso aperto, avrei chiesto di continuare a servire le istituzioni e non a servirsi delle istituzioni per i propri vantaggi. Avrei chiesto di fare quello che crediamo giusto e non quello che sembra convenire di più a qualcuno in un determinato momento. Invece si è preferito andare dal notaio, segno di politica che discute e decide fuori da sedi democratiche”. Le dimissioni dei consiglieri “hanno ridotto la politica che ratifica decisioni assunte altrove”. Una decisione, quella delle dimissioni, alla quale i consiglieri “si sono sottomessi”.
Parole a cui ha risposto il premier: “Nessuna congiura, è lui che ha perso contatto con la città. Ora basta polemiche, tutti al lavoro”.
Marino, Tronca commissario
E’ Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano, il commissario straordinario individuato per guidare Roma dopo la decadenza del consiglio comunale della Capitale.
Marino e il caso scontrini
Non ci sarà alcun confronto in Consiglio come auspicava ieri il sindaco Marino. Il Pd ha deciso di tagliare i ponti con il sindaco che ieri ha ricevuto la notifica di un avviso di garanzia: Marino ora è formalmente indagato per peculato e concorso in falso in atto pubblico nell’inchiesta sui giustificativi delle spese pagate con la carta di credito del Comune.
Marino aveva provato a difendersi presentandosi in Procura per rilasciare dichiarazioni spontanee. Le dichiarazioni rese in procura però anziché scagionarlo lo hanno messo ancora di più nei guai. Marino aveva infatti dichiarato che le firme apposte sulle richieste di rimborso spese sono false e spiegò così la circostanza: Marino aveva spiegato che le sue segreterie compilavano le giustifiche delle spese andando ad intuito e dove i dati mancavano perché a distanza di mesi non ci si ricordava quale fosse la spesa sostenuta e perché, queste desumevano la motivazione della spesa partendo dall’agenda del sindaco, imitando poi la sua firma.
Sta di fatto che Marino era a conoscenza dell’iscrizione del suo nome nel registro degli indagati ben prima di tornare sui suoi passi e revocare le dimissioni, ma lo ha tenuto nascosto anche ai suoi fino a ieri sera, motivo per cui l’assessore Esposito, che si è dimesso, ha twittato “devo prendere atto di aver dato mia lealtà ad un bugiardo”.
Dopo Marino: ipotesi Lorenzin
Adesso si apre la partita per il dopo Marino. Renzi è convinto che dietro alla resistenza del sindaco ci sia la minoranza Pd che ormai le prova tutte per logorarlo. Il premier pensa quindi alla prossima mossa per prendere le distanze da un partito che non sente più suo. A Marino è pronta a succedere la ministra della Sanità, la Ncd, Beatrice Lorenzin che negli ultimi giorni si è spesa nel difendere l’operato del capo del governo.