Canada: lo strano caso di Kyle Canty
Canada: è davvero particolare il caso di Kyle Canty, afroamericano che ha chiesto asilo politico in Canada perché – ha riferito all’emittente CBC – “la polizia mi ucciderà”. Infatti, durante l’udienza al Refugee Board canadese, il trentenne nero ha giustificato la sua richiesta affermando che i cittadini di colore statunitensi “vengono sterminati a un ritmo sempre più allarmante”. Per dare peso alle sue parole, Canty ha citato anche i recenti casi di neri uccisi dalla polizia come Michael Brown, vittima dell’uso sproporzionato della forza pubblica a Ferguson, Missouri, ed Eric Gardner, a New York.
Canada: lo strano caso di Kyle Canty
“Temo per la mia incolumità perché sono nero, è una paura a tutto tondo” ha ribadito. La commissione per i rifugiati, con sede a Vancouver, ha detto che Canty, in effetti, ha presentato una “quantità significativa di prove” a sostegno della sua tesi tra di esse alcuni filmati che hanno immortalato le interazioni tra lo stesso Canty e gli agenti di polizia dei sei stati americani in cui ha vissuto. A suo carico, ancora adesso, pesano accuse di “condotta disordinata” e “resistenza all’arresto” ma l’incidente più grave che l’ha riguardato è accaduto a Salem, Oregon, dove è stato arrestato per “violazione di proprietà privata” dopo che aveva usato per un paio d’ore una connessione wifi libera ad una fermata dell’autobus.
Dopo “ho continuato a essere vessato dalla polizia senza motivo, false accuse, arresti pretestuosi, tutti i neri sono nella stessa situazione” ha aggiunto Canty sempre ai microfoni dell’emittente televisiva canadese. Tuttavia, nonostante la commissione abbia rilevato che “pur presentando l’istanza da solo, la richiesta non poteva essere preparata e presentata meglio di così”,il dato parla chiaro: non più di una decina di americani riescono a ottenere l’asilo politico in Canada ogni anno, per esempio, nel 2013 è stato concesso soltanto in 3 casi.
Lo scorso anno è stato concesso a una donna statunitense di nome Denise Harvey che aveva fatto richiesta dopo essere stata riconosciuta colpevole di aver fatto sesso con un 16enne e, quindi, condannata a 30 anni di reclusione da una corte della Florida. Il Refugee Board canadese, oltre a considerare che in Canada quello che ha fatto non è “reato”, ha ritenuto la punizione “crudele e inusuale”.