“L’Eni, quando le cose vanno bene in Libia (Eni è presente in Libia dal 1959 ed è il primo operatore internazionale di idrocarburi del Paese con una produzione equity attuale di circa 250.000 barili di olio equivalente al giorno, ndr)guadagna circa quattro milioni l’anno. Se dovessi fare solo un calcolo economico, la questione mi dovrebbe stare molto a cuore. Ma la cosa che più mi interessa è la questione umanitaria e bisogna che le Nazioni Unite si rendano conto che in Libia bisogna mandare un inviato speciale delle Nazioni Unite” così diceva Renzi, a proposito di Libia, a Porta a Porta durante una puntata di fine Aprile.
Per il Presidente del Consiglio è chiaro che la questione libica porta con sé non solo minacce alla sicurezza ma anche una ventata di possibilità per il settore degli idrocarburi del Belpaese: “ho detto a Ban Ki-moon – ha rivelato circa una settimana fa il premier durante la trasmissione Quinta Colonna – che se riusciamo a intervenire in Libia, avremo un valore economico e civile. Con Eni ci portiamo a casa ben tre miliardi…”.
Questa dichiarazione del Premier arrivava a ridosso del summit sull’energia di Roma, tenutosi tra il 5 e il 6 Maggio, durante il quale si sono definite le strategie che le sette potenze del pianeta attueranno per definire la propria indipendenza energetica; per l’Italia sarà importante la maggiore cooperazione con gli Usa, la pacificazione dell’Ucraina ma soprattutto la democratizzazione di Tripoli, ancora ben lontana dall’attuarsi.
Adesso che la Libia è tornata una “polveriera”, Renzi, è intervenuto nuovamente sulla questione, chiamando in causa lo scarso impegno delle Nazioni Unite rispetto alla – a dire il vero – annosa “emergenza umanitaria” dei profughi che, dalle coste libiche, salpano alla volta di quelle italiane: “le organizzazioni internazionali che ci stanno a fare? Le mettiamo le organizzazioni dei rifugiati a fare i campi profughi sulle coste libiche o no? Secondo me, si’“, ha esortato il premier, intervenendo a un incontro sul Terzo settore, nella sede della rivista Vita.
Renzi ha anticipato che porrà la questione della Libia al Consiglio europeo di martedì e al G7 il 4-5 giugno. “Il modo con cui l’Europa si occupa della Libia è sotto gli occhi di tutti… manderà inviati speciali dei singoli Paesi e lo faremo anche noi. Ma poi qual è l’idea dell’Ue?” ha concluso.
Gli ha fatto eco da Catania il ministro della Difesa, Roberta Pinotti: “sappiamo che ci sono accordi che funzionano, come con Algeria e Marocco. Il problema oggi è la Libia stessa: è sotto gli occhi di tutti perché oggi non è possibile fare accordi con lo Stato libico, dove c’è una situazione di totale caos e instabilità interna, solo attraverso l’Onu potremo immaginare di avere un riconoscimento dello status di rifugiati già sul posto, e quindi una situazione più pilotata in partenza“.